(ANSA) - NAPOLI, 22 LUG - "Era il 2017 quando in una
trattoria ad Ariano Irpino assaggiai un Aglianico naturale. Era
fantastico ma non conoscevo il vino naturale, da quel giorno
cominciai a interessarmene, l'ho bevuto e studiato in Francia,
nel nord Italia, poi ho approfondito quello che sta fiorendo in
Campania, vino oggi diventato il re del mio locale a Napoli".
Così Bruno De Crescenzo racconta la storia della sua vineria
"Spuzzulé", che si trova all'inizio dei Quartieri Spagnoli da
via Toledo, di cui si innamorano i napoletani e dove invece i
turisti dai francesi ai tedeschi, dagli spagnoli agli americani,
vanno conoscendola sulle guide dei vini naturali a Napoli.
"Ero un tecnico dei computer - racconta all'ANSA De Crescenzo
- ma volevo cambiare e aprii il locale nel 2016, con calici di
vino convenzionale. Comincia a frequentare le manifestazioni
delle cantine, assaggiai qualche vino sperimentale naturale, che
non mi piacque. La persona che me lo fece assaggiare mi disse
'non sei pronto', era un Pallagrello orange macerato. Ma negli
anni successivi cominciai ad entrare nel tunnel degli assaggi di
altri vini naturali e cominciai a trovarli interessanti, con
proprietà diverse dai vini convenzionali che sembrano quasi
tutti uguali, perché ormai ci sono degli standard per aziende
importantissime di etichettare i vini per avere quello che già
piace a tutti, al di là dei territori. Ogni anno invece il vino
secondo la natura è diverso se fosse anche solo per le
condizioni climatiche che influiscono sul tipo di uva che
cresce". Idee di vino biologico e naturale che aumentano la
curiosità del partenopeo, che nel 2019 va in Francia e assapora
i vini naturali transalpini, dallo Chardonnay al Gamay e agli
altri vitigni territoriali. "Poi ho cominciato ad assaggiare il
vino campano naturale - spiega - in Sannio e Irpinia, dove si
produce sempre di più in piccoli vitigni. Da allora cominciai a
servire il vino naturale, raccontandolo ai napoletani, facendolo
assaggiare gratuitamente a chi era prevenuto e invece cominciava
ad amarlo. Il turista conosce già il vino naturale e ama
scoprire il naturale campano da noi, apprezzandolo".
Il percorso legato alla natura del territorio campano è
ritenuto perfetto da De Crescenzo se hai un localino ai
Quartieri Spagnoli, dove si trova la cucina tradizionale
partenopea e oggi anche il vino vero campano, senza solfiti,
senza sostanze chimiche che corrompono le vigne: "L'aglianico
che avevo assaggiato nel 2017 - spiega De Crescenzo - lo inserii
nel nostro menù dal 2020 e poi ne ho scoperti tanti altri,
capendo anche che i produttori di vino naturale fanno una rete
di dialogo, non si fanno dispetti di concorrenza, perché
producono poche bottiglie, sanno di essere un movimento che ha
senso restando uniti. Oggi servo vino naturale del Beneventano,
dell'Avellinese, del Casertano di vitigni autoctoni come
Falanghina, Coda di volpe, Pallagrello e anche dei Campi
Flegrei. In Campania sta aumentando la quantità di produttori,
ma le quantità restano sempre limitate, c'è un'azienda che fa
583 bottiglie l'anno, un Fiano macerato, e le ultime le ho
comprate praticamente tutte io".
Ma oggi c'è anche chi introduce vigneti di altri territori sul
suolo campano per provare la loro naturalità in altri luoghi:
"Ci sono piccoli produttori - spiega De Crescenzo - che hanno
piantato e producono naturalmente il Gewurztraminer, facendo 600
bottiglie l'anno, il Merlot, che ha piante importanti che
crescono bene e in modo naturale, ma anche il Trebbiano, che non
è nostro". Nuove strade quindi, da percorrere su percorsi
naturali, con un calice che porta nel cuore di Napoli il gusto
di una Regione dove giovani viticoltori vivono l'entusiasmo
contemporaneo. (ANSA).
Vino naturale solo campano diventa tappa ai Quartieri Spagnoli
Spuzzulé, calici amati da stranieri e scoperti da napoletani