(ANSA) - NAPOLI, 07 NOV - Dalla pasta con il ragù fumante, al
cappone, dalla frittata di cipolle alla genovese. Il cibo è
stato uno dei protagonisti silenziosi delle commedie di Eduardo
De Filippo che però portava in scena anche un altro protagonista
delle discussioni e della quotidianità familiare, il vino.
Un viaggio sui tavoli di De Filippo che vennero narrati da
sua moglie Isabella nel libro "Si cucine cumme vogli'i'", in cui
narrò la storia di cucina povera che il drammaturgo imparò da
sua madre e seppe preparare al meglio per tanti anni. Cucina al
centro del dialogo a Napoli, ma spazio anche per il viaggio
enologico che, come spiega Giuri, "è molto presente anche in
'Ditegli sempre di sì', dove a tavola c'è sempre del vino rosso
nei bicchieri sempre mezzi pieni e con la caraffa presente, con
vino che si vede in scena come se venisse consumato nella
discussione, con gesti che avvengono anche nelle vere case".
Bicchieri sempre pieni a metà in un viaggio che porta la
passione di Eduardo in tante scene: "Nello stesso 'Ditegli
sempre di sì' - continua l'esperto - c'è un momento in cui
Eduardo tira fuori una bottiglia di spumante dall'armadio
durante un dialogo. C'è infatti anche una forte presenza di
bottiglie come in 'Non ti pago' quando appare di nuovo un
armadio pieno di bottiglie di vino tappate con sughero e spago
sul tappo, che potrebbero essere vini ordinari che si mettono in
fermentazione come avveniva all'epoca. Nella stessa commedia c'è
un'altra scena con Eduardo in piedi che parla con una persona e
ha una bottiglia in mano. Ma il vino emerge anche in 'Natale in
casa Cupiello', quando i protagonisti entrano in scena vestiti
da Re Magi, si siedono scontenti per la confessione appena
avvenuta di una serie di segreti e lo fanno mentre a tavola c'è
la caraffa con dentro vino". Scene di un vino sfuso che in
Italia calò molto dopo lo scandalo del metanolo degli anni '80,
ma che resta nella storia teatrale di un Eduardo che scrisse
anche una poesia sul vino. "La ciliegina sulla torta - spiega
infatti Giunti - sono i versi di "E allora bevo", la poesia in
dialetto napoletano in Eduardo cui dice 'mi sono trovato questa
bottiglia con un ultimo dito me lo bevo oppure o no?', parole da
cui viene fuori la sua filosofia di berlo subito quel sorso
rimasto, per vincere la partita con l'eternità. 'E allora bevo.
E chistu surz' 'e vino vence 'a partita cu l'eternità!'. Questa
è la sua filosofia di vivere i momenti per goderne la gioia
senza rimandare". Sorsi che in Campania "parlano della
tradizione - spiega Giuri - di antichi vini cantati da Cicerone
e altri scrittori romani, da una regione che oggi ha 100 vitigni
autoctoni e che allora come oggi offre ottime bottiglie di Greco
di Tufo, di Falerno o Aglianico. Vini adatti alla perfezione a
ricordare i 40 anni dell'addio di Eduardo, che resta con noi
anche oggi, guardandoci le sue commedie in tv con un calice in
mano". (ANSA).
Il vino in scena, viaggio nei bicchieri di Eduardo De Filippo
Legale dei vitigni, lo usava come parte dei dialoghi familiari