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Ecco l'Osservatorio socio-economico della pizza napoletana

AVPN, Università Parthenope, CNR, Fipe.Nuove occasioni di lavoro

Redazione Ansa

(di Angelo Cerulo) (ANSA) - NAPOLI, 10 GEN - Uno strumento per aiutare gli imprenditori a capire dove va il mercato, quali sono le sue preferenze, per analizzare le zone e le platee economiche modulando l'offerta, fornendo studi e linee-guida utili. Sono gli obiettivi dell'Osservatorio socio-economico della pizza napoletana presentato oggi e nato per iniziativa dell'Avpn (Associazione Verace Pizza Napoletana) insieme con Università Parthenope, Cnr/Dipartimento Scienze Umane e Sociali Patrimonio Culturale, Fipe-Confcommercio campana. Antonio Pace, presidente Avpn, ha delineato la mission dell'organismo per un settore in forte crescita nel quale il presidente dei pizzaioli ha invitato i giovani entrare per trovare lavoro e per soddisfare la mancanza di manodopera oggi esistente. "Uno strumento per gli associati ai quali vogliamo dare studi, sostenerli nel mercato, anche con nozioni socio-geografiche importanti". "Da sempre la pizzeria ha rappresentato un momento sociale. A tavola si facevano i migliori affari. E noi vogliamo contribuire a far fare ai nostri imprenditori i migliori affari".
    Ma su quali linee si muoverà l'organismo? Lo ha spiegato Rocco Agrifoglio, docente di Organizzazione aziendale nella Parthenope e direttore dell'Osservatorio. "Le indagini poggiano su quattro dimensioni: una prima, sociale e culturale relativa all'arte, alla tradizione, agli antichi saperi; una seconda, economica, concernente i collegamenti tra pizza e sviluppo territoriale; una terza, aziendale: il business della pizza napoletana è stato interessato da importanti cambiamenti come globalizzazione e internazionalizzazione e l'inserimento del pizzaiolo napoletano nel patrimonio Unesco. Ciò ha provocato mutamenti nelle scelte imprenditoriali". Infine, la quarta dimensione, 'tecnologica': "In tanti adottano nuove tecnologie per migliorare lavorazione e strategie collaborative".
    Cambiamenti e crescita da governare: il fil rouge è questo.
    Massimo Di Porzio, presidente Fipe Confcommercio Campania, ha evidenziato: "In Italia vi sono 40mila pizzerie - di cui il 10% in Campania - e 15mila nell'asporto, numeri importanti. Serve un percorso per le esigenze del settore in grande crescita ma ancora non 'maturo' e che ha bisogno di un supporto della politica". Il neocostituito strumento, ha spiegato il rettore della Parthenope Antonio Garofalo, "vuole coniugare aspetti scientifici, tecnologici legati alla pizza napoletana alla promozione di quelli economici". "Grazie agli studi scientifici con l'apporto dell'Università e del CNR, oltre che delle associazioni, si potrà al meglio e di più promuovere nel mondo in maniera efficace ed economicamente gestibile questo processo e questa identità napoletana, un orgoglio per tutti noi".
    Identità, cultura, tradizione e pianificazione da parte di chi orienta le politiche: sono temi che sono stati analizzati da Salvatore Capasso, direttore del Dipartimento Scienze Umane e Sociali Patrimonio Culturale del CNR. "Il settore, come tutti i fenomeni sociali, ha bisogno di essere studiato perché la pizza fa parte di un 'ecosistema' economico. Studiare le dinamiche di questi elementi è fondamentale per pianificare l'intervento di chi fa le politiche". La pizza non è solo un alimento ma fa parte della cultura meridionale e nazionale, ecco perché il Dipartimento "interverrà nell'analisi dei dati e nello studio delle radici culturali dell'alimento, di come si inserisce nel tessuto sociale. Gli imprenditori hanno bisogno di soluzioni, ma per trovarle bisogna prima capire di cosa stiamo parlando".
    Anche per l'assessore campano alle Attività Produttive, Antonio Marchiello, l'Osservatorio è "un contributo per portare avanti forme di commercializzazione migliori; siamo in presenza di piccole imprese da aiutare. E penso anche a quello che stiamo facendo come Regione. Tra qualche giorno parleremo di Academy industriali che abbracceranno l'economia del territorio non solo per strutturare e formare le persone nelle realtà di filiera ma soprattutto seguendo le esigenze degli imprenditori, di chi lavora, in questo caso dei pizzaioli". (ANSA).
   

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