(ANSA) - TREVISO, 2 APR - E' l'anno della messa in atto del
divieto di uso del glifosato, diserbante fra i più comuni in
campo agricolo, e sebbene le normative italiane ed europee ne
consentano ancora l'impiego è questa la novità più importante
della nona edizione del Protocollo Viticolo del Consorzio di
tutela del prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg, presentato
oggi a Treviso.
Il Conegliano Valdobbiadene, è stato ricordato, è la più
estesa zona omogenea in Europa ad aver vietato l'uso della
sostanza chimica, che continua ad essere utilizzata in molte
aree agricole italiane ed europee.
Si tratta del risultato di un
lavoro di cooperazione tra amministrazioni locali dei 15 Comuni
sui cui territori insiste la denominazione ed il Consorzio di
tutela.
Il protocollo è di fatto un documento tecnico, nato nel 2011,
redatto da una commissione di esperti con lo scopo di
razionalizzare non solo l'utilizzo di fitofarmaci ma proporre
anche tutte le buone pratiche agronomiche che possano aiutare la
sostenibilità. La sua redazione, ha sottolineato il presidente
del Consorzio, Innocente Nardi, è "frutto di un lavoro di
squadra iniziato due anni fa con cinque amministrazioni comunali
che hanno dimostrato come fosse possibile una scelta di questo
tipo. Sono state coinvolte associazioni di categoria
(Coldiretti, Cia e Confagricoltura) e stakeholder, a
testimonianza della volontà del nostro territorio di fare
squadra. Le famiglie produttrici sono 3.300, è stato un cammino
di migliaia di persone proseguito a piccoli passi nella stessa
direzione". Oltre al Protocollo, fra i progetti del Consorzio
c'è ora la certificazione "Sistema di qualità nazionale di
produzione integrata" (Sqnpi), un'esperienza pilota
sull'utilizzo di tutti i mezzi produttivi e di difesa delle
coltivazioni dalle avversità in modo tale da ridurre al minimo
l'uso in vigneto delle sostanze chimiche di sintesi.
Per ottenere la certificazione, affidata ad un soggetto terzo
individuato nell'ente Valoritalia, saranno predisposte attività
di controllo, come l'attuazione di un numero significativo di
analisi delle uve prodotte, per accertare qual è stato
l'effettivo impiego in vigneto delle sostanze chimiche. Il
target è di arrivare ad una quota di aziende certificate pari al
25% entro il 2021 e di incrementare il numero del 10% in
ciascuno degli anni successivi. (ANSA).
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