ROMA - "Il vino italiano si sta reggendo esclusivamente con le forze degli imprenditori, ma ci sono ormai troppi nodi politici irrisolti che stanno venendo al pettine.
Serve un esecutivo e un ministro per rimettere il settore sui binari del rilancio, per dare seguito alle norme e tradurle in azioni concrete per le imprese".
Secondo l'associazione che rappresenta più di 150mila viticoltori e l'85% dell'export del vino italiano, lo stallo sta penalizzando su più fronti le aziende già in difficoltà. A partire dai pagamenti dei ristori su contributi regionali alla distillazione, riduzione delle rese e stoccaggio dei vini di qualità (circa 50 milioni di euro), a oggi del tutto inevasi da Agea nonostante la scadenza fissata al 31 dicembre dello scorso anno. Altra vittima della crisi di governo è il Dpcm che obbliga alla chiusura anticipata alle 18 enoteche e negozi specializzati, un danno, stimato dall'Associazione Vinarius del 30% sul fatturato giornaliero. Inoltre, continua Uiv, giacciono gli strumenti di rilancio come il decreto attuativo sulla sostenibilità o delle risorse legate alla promozione di un settore che rende al Paese una bilancia commerciale attiva di circa 6 miliardi di euro ogni anno. Anche in questo contesto, osserva Uiv, lo stallo politico non ha consentito una riflessione più ampia sulle priorità di politica vitivinicola in merito a una diversa rimodulazione del Piano nazionale di sostegno 2021, portando a tagli lineari per 15 milioni di euro.
Governo: Unione Vini, pesa questo stallo e serve un ministro
Abbona, dare seguito a norme e tradurle in azioni concrete