(ANSA) - PALERMO- Freschi profumi di spezie e ciliegie, quelli di un vino che esprime in modo universalmente apprezzato caratteristiche territoriali e culturali proprie dell'isola: è il Nero D'Avola, la cui annata 2020 è considerata ottima, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Considerato il vitigno a bacca nera più importante della Sicilia, oggi è presente in modo esteso in tutte le provincie siciliane ed è il più coltivato nelle provincie di Agrigento e Caltanissetta.
"Nonostante il 2020 sia ricordato come l'anno di molteplici complessità - sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia - il Nero D'Avola ha raggiunto un ottimo risultato dal punto di vista produttivo, grazie alle condizioni climatiche favorevoli ma anche all'impegno dei tanti produttori. Con circa 50 milioni di bottiglie l'anno nel 2020 e nel 2021, il Nero d'Avola è un prodotto di assoluta eccellenza, che ha contribuito a far conoscere la Sicilia nel mondo".
Proprio al Nero D'Avola è stata dedicata una serata di degustazione, con circa 40 giornalisti da tutta Italia, in abbinamento alle pietanze dello chef Carlo Cracco nel suo ristorante in Galleria a Milano, che ha ideato un menu vegano: "Abbiamo messo a punto un menu inusuale - spiega - individuando degli ingredienti, come gli asparagi, i funghi, il cavolo o la verza, che potessero esaltare le potenzialità di un vino così potente ed elegante, tradizionalmente legato alle proteine animali, ma che lega benissimo in modo inaspettato con il mondo vegetale: il Nero D'Avola è un vino che va oltre".
Proprio custodire il "Vigneto Sicilia", produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l'integrità sanitaria e l'identità varietale e dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani, sono questi gli obiettivi del progetto "Valorizzazione del germoplasma viticolo" presentato nel corso della serata, promosso e sostenuto dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia in partnership con il Dipartimento regionale dell'Agricoltura della Regione Siciliana, l'Università degli Studi di Palermo e il Centro regionale per la conservazione della biodiversità viticola ed agraria "F. Paulsen". Il progetto ha lo scopo di conservare la biodiversità generata dai 3.000 anni di viticoltura nell'isola e le sue varietà autoctone e di intervenire a monte della filiera vitivinicola, dotando i vivaisti di materiale di base da cui ottenere un prodotto certificato da vendere alle aziende.
Con quasi 98 mila ettari, il vigneto siciliano è il più grande d'Italia, in Europa ha la stessa estensione del vigneto tedesco. La Sicilia è inoltre la prima regione in Italia per superficie vitata in biologico. "Da sempre la missione del Consorzio è rafforzare l'identità dei vini siciliani, migliorandone la qualità, l'immagine e il posizionamento sul mercato. - sottolinea il presidente Antonio Rallo - Il progetto a sostegno del "Vigneto Sicilia" diventa quindi per noi centrale per lo sviluppo dell'enologia siciliana e siamo orgogliosi di poterlo sostenere a fianco delle altre istituzioni coinvolte".
(ANSA).
Vino: l'annata record del Nero D'Avola, 50 milioni di bottiglie
Bilancio positivo Consorzio vini Doc Sicilia per vitigno simbolo