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Franciacorta, ricerca e promozione asset del Consorzio vino

Brescianini, grazie agli chef ambasciatori made in Italy

Il presidente del Consorzio Franciacorta Silvano Brescianini

Redazione Ansa

 - ROMA - In un anno importante e straordinario per Brescia, designata insieme a Bergamo, capitale della cultura, il consorzio Franciacorta ha fatto la sua parte per valorizzare l'immagine del territorio e far crescere ulteriormente il comparto vinicolo, ospitando solo nell'ultimo mese, la cerimonia di presentazione della selezione ristoranti di eccellenza della Michelin e il congresso Assoenologi, per poi presentare a Roma i programmi di promozione e ricerca per l'anno venturo. "Nostro obiettivo è dare un segnale di vicinanza - ha ribadito il presidente del Consorzio Franciacorta Silvano Brescianini a nome dei 123 associati - agli chef e ai wine maker, gli ambasciatori del made in Italy di eccellenza, per crescere insieme".

Facendo il punto con l'ANSA sulle attività consortili, Brescianini ha sottolineato che "oi abbiamo sostanzialmente le attività divise su due aspetti fondamentali.
    Da un lato l'attività interna di ricerca e di sviluppo, soprattutto sempre negli ultimi anni legata alla sostenibilità, ormai collaboriamo con l'università di Brescia, di Milano, San Michele all'Adige, Padova. E stiamo cercando di avviare collaborazione all'estero sui temi che riassumo in modo, un argomento abbastanza complesso, però sotto il cappello della biodiversità funzionale ovvero quanto la vita del vigneto, sopra e sotto suolo, è importante sicuramente per l'ambiente per il pianeta, è già di per se sarebbe un altro motivo, ma un po' più egoisticamente per la qualità del vino".

 

"Dall'altra - ha aggiunto Brescianini- la promozione del prodotto, quindi provare a far conoscere il nostro vino, il nostro territorio, in Italia e sui mercati principali del mondo. Su questo devo ricordare, perché è giusto, l'importanza e la fortuna di essere in Italia e come la grande cucina italiana è sempre più riconosciuta nel mondo e allora noi a Shanghai, a Dubai, a Hong Kong, a New York, a Los Angeles, a San Francisco, Tokyo, Vancouver, o Toronto a Berlino, piuttosto che Amburgo o Londra, troviamo la ristorazione di quella che ormai da un po' di anni è definita la nuova grande cucina italiana. Bisogna dire grazie a tutti questi chef, a questi cuochi, che sono ambasciatori del made in Italy e di fatto apripista, è vero che l'alta ristorazione non è per tutti però io dico sempre un po' come se fosse la Formula Uno o Haute Couture nella moda, sono apripista che servono per portare anche tanto prodotto della nostra manifattura, dei nostri artigiani, dei nostri agricoltori". (ANSA).
   

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