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Lavoro in vigna a Gorgona avvia al reinserimento i detenuti

Progetto sociale nato nel 2012 nell'isola-penitenziario toscana

Redazione Ansa

- Sull'isola di Gorgona, un fazzoletto di terra di 200 ettari e colline alte 220 metri nel mar Tirreno, poco meno di un centinaio di detenuti trascorrono l'ultimo periodo di pena, lavorando a contatto con la natura, tra orti e vigneti. E in tre sono impegnati a tempo pieno, otto ore lavorative al giorno, per la dodicesima vendemmia del progetto "Gorgona", nato nel 2012 grazie alla collaborazione tra Marchesi Frescobaldi e l'istituto di pena insulare. Intorno a un piccolo vigneto sono tre i detenuti, stipendiati dalla Marchesi Frescobaldi, che curano i filiari di Vermentino e Ansonica con la supervisione degli agronomi ed enologi della casa vitivinicola toscana. In totale sono circa 70 i reclusi coinvolti con la possibilità di entrare a lavorare nelle Tenute Marchesi Frescobaldi anche a seguito del periodo detentivo, come professionisti del settore.

Oggi il vigneto ha raggiunto un'estensione di 2,3 ettari, con uve di Vermentino e Ansonica.  Da qui nasce il vino bianco Gorgona, 9.000 bottiglie/anno con una speciale etichetta che cambia ogni anno e che per l'annata 2023, presentata ieri in anteprima, celebra il vento o meglio i venti che accompagnano tutto l'anno questi filari dove la raccolta è manuale con affinamento in barrique in una cantina di impronta artigianal-garagista condotta da Federico Falossi.
    Mentre il Gorgona Rosso vede la luce con la vendemmia 2015, da alcuni filari di Sangiovese e Vermentino Nero, coltivati in agricoltura biologica ed affinati poi in orcio in terracotta.


    "Gorgona è un vino "attraente e selvaggio" che sa di riscatto, intriso di speranza e voglia di rivalsa, in un progetto che ci rende ogni anno più orgogliosi" ha detto Lamberto Frescobaldi, presidente della Marchesi Frescobaldi. "Sono poco più di due ettari di vigna e danno vita a un vino inimitabile, - ha sottolineato - simbolo di speranza e libertà. Il progetto porta nel bicchiere il Dna di questo territorio e mare bellissimi ma anche fatiche e il rispetto per tutto e per tutti". Tra i partner del progetto il cantante e produttore Andrea Bocelli che ha voluto realizzare il testo e firmare l'etichetta della vendemmia 2013. E Giorgio Pinchiorri, patron dell'Enoteca Pinchiorri, che nella sua cucina promuove il patrimonio enogastronomico dell'isola della Gorgona.

L'annuale festa per il debutto dell'ultima annata è stata accompagnata da un menu realizzato dai detenuti stessi, guidati dalla cuoca Fernanda Zazzera, insieme a otto reclusi nel carcere lombardo di Bollate, impegnati nel ristorante "InGalera" in collaborazione con la cooperativa "Abc La sapienza in tavola".

Bollate, ha ricordato la presidente della cooperativa, Silvia Polleri, "ha la recidiva più bassa d'Italia, quindi adempie pienamente al mandato istituzionale previsto dall'articolo 27 della Costituzione che a Gorgona è declamato con una scritta sulle case del porticciolo. Il progetto della ristorazione, in 21 anni di presenza a Bollate con 120 detenuti coinvolti, è quello che abbiamo ritenuto tra i più efficaci per il recupero della pena perché il cibo è vita. E noi diamo un posto di lavoro vero, retribuito con busta paga, e soprattutto colmiamo quel buco che genera la prigione nel curriculum di una persona. Così quando loro escono potranno spendere questi anni di reclusione utilizzati bene in un mestiere che è molto spendibile sia in Italia che nel mondo, magari per tornare al proprio paese di origine".

Giuseppe Renna, direttore della casa di reclusione di Gorgona, ha ringraziato pubblicamente il team dell'azienda vinicola per la "presenza competente, illuminata e discreta. Quello che mi piace di questo evento è l'idea di gemellaggio, parola scelta dal presidente Frescobaldi che ha creduto nella possibilità di produrre un vino d'eccellenza qui, su un'isola, insieme all'amministrazione penitenziaria. Rappresentando così il nostro modo di lavorare, cioè il lavorare insieme per passare dall'io al noi". (ANSA).
   

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