(Luciano Fioramonti)
(ANSA) - ROMA, 22 AGO - Pietro Gaudenzi e Anticoli Corrado.
Nel destino dell' artista genovese, che all' alba del secolo
scorso si era trasferito a Roma, il borgo della Valle dell'
Aniene occupò un ruolo centrale. Qui, dove pittori e scultori
italiani e stranieri dalla metà dell' Ottocento avevano trovato
una sorta di Arcadia aprendo studi o andando a vivere attratti
dalla bellezza classica dei suoi abitanti, era nata Candida
Toppi, la modella affascinante che frequentava nella capitale il
cenacolo di Villa Strohl-Fern dove Gaudenzi la conobbe e se ne
innamorò. Il matrimonio finì con la morte della donna nel 1920
ma il pittore, dopo un lungo periodo a Milano, scelse di
stabilirsi definitivamente ad Anticoli Corrado nei primi Anni
Trenta nel maestoso palazzo dei conti Vetoli. Sposò Augusta
Toppi, sorella di Candida, che divenne la sua modella per opere
che raccontano la figura femminile e la maternità in linea con
l' immaginario caro al regime fascista. Ora ''il paese delle
modelle'' dove l' artista morì nel 1955 si prepara a rendergli
omaggio dall' 8 ottobre al 10 novembre con una selezione di
capolavori provenienti da collezioni private in mostra nel
Museo Civico di Arte Moderna e Contemporanea. La scelta delle
opere di questa prima retrospettiva sull' autore si deve a
Manuel Carrera, direttore della piccola ma vivace struttura
espositiva, che ha curato anche il volume a corredo della
mostra.
Pietro Gaudenzi era nato a Genova nel 1880. Formatosi tra il
capoluogo ligure e La Spezia con il maestro Cesare Viazzi,
arrivò nella capitale a 24 anni grazie a un pensionato
artistico. Sposò Candida nel 1009 e dopo i primi successi - nel
1911 il Comune di Roma gli acquistò il dipinto I priori e nel
1916 la Galleria Nazionale d'Arte Moderna la Deposizione - fu
invitato a trasferirsi a Milano da una cerchia di grandi
collezionisti. La morte della donna che amava trasformò il suo
modo di trattare la figurazione - spiega il curatore - ''a metà
tra il materismo di Antonio Mancini e il tonalismo della pittura
veneta del Cinquecento verso una visione fortemente spirituale
che caratterizzerà la sua produzione successiva'. Ai dipinti di
maternità austere e nature morte raffinate, a Milano Gaudenzi
affiancò una serie di ritratti che gli procurarono grandi
consensi nell'alta società e molti riconoscimenti istituzionali.
Il rigore geometrico, il realismo e la severità dei suoi
ritratti di questo periodo rivelano - osserva Carrera - tangenze
con i pittori del "Realismo magico", pur mantenendo un legame
forte con la tradizione, osserva Carrera. Con l' arrivo
definitivo ad ad Anticoli Corrado l'artista rinvigorì il tono
sacrale della sua pittura. La seconda moglie diventò il simbolo
della donna forte e ieratica, l' angelo del focolare,
protettrice dei figli, ben riassunta nel dipinto del 1935
intitolato Sogni di madre, in cui il figlio Iacopo le getta le
braccia al collo. Anche Gaudenzi, come molti artisti celebrati
durante il ventennio fascista (il Duce nel 1942 gli commissionò
un ritratto), pagò il prezzo dell' oblio dopo la fine della
seconda guerra mondiale. (ANSA).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it