(di Ida Bini)
(ANSA) - VERONA, 20 SET - "In ogni mostra personale mi
impegno a presentare opere inedite che concorrono a un tema, a
un titolo - spiega all'Ansa Giulio Paolini, artista colto e
raffinato, tra i più noti e affermati a livello internazionale -
In questo caso per la mostra alla galleria d'arte moderna di
Verona è 'Et in Arcadia Ego', una sorta di rebus antico, quattro
parole che alludono all'Arcadia, qualcosa di nascosto nella
nostra memoria, qualcosa che merita di essere ricordato". "Come
artista - prosegue Paolini - da sempre intendo sottrarmi come
persona, annullo la mia personalità per privilegiare la memoria
futura di qualcosa che non si può avere, l'Arcadia appunto".
Perduta la tradizionale centralità, l'opera si dispone in uno
spazio scenografico atemporale, in cui il passato vive nel
presente e si trasforma nel futuro. "Sono affezionato al ruolo
di indagare i concetti di spazio e tempo, di coglierne la
ragione, l'immagine - commenta l'artista - Mi lascio attrarre
dall'assoluto che per me è quell'opera che non potrebbe non
essere quello che è, perché dettato dalla storia". Nel lavoro
'Et in Arcadia Ego', che dà anche il titolo all'esposizione,
Paolini mette in scena il racconto visivo di un artista che si
confronta concettualmente sugli inganni della rappresentazione,
come la copia e la prospettiva, tutti elementi costanti della
sua ricerca. "Sono rispettoso di codici come la prospettiva o
l'imitazione perché sono regole dalle quali l'opera è difficile
che possa discostarsi. La prospettiva è un miracolo visivo".
Sono i titoli delle opere stesse a spiegare il racconto
artistico: l'autore parte percorrendo la 'Scala della Ragione' e
prosegue con 'Copia e originale', dove il calco in gesso di una
mano in grandezza naturale dialoga con la forma di un uovo di
struzzo, nell'incertezza o nell'inversione della propria
identità. In un contesto privo di sicurezze, l'artista indaga
nella suddivisione, simmetrica e contraria, di due metà dello
stesso luogo nel lavoro 'Una doppia vita'. La stessa ambiguità
che si riflette anche in 'Dall'aurora al tramonto', dove Paolini
evoca le ragioni d'esistenza di un'opera d'arte. Tra queste
rientra anche 'Il modello in persona', abitante misterioso dello
studio di un artista. Infine l'opera 'Riapparizione della
Vergine', realizzata per Habitat e che reinterpreta
'L'apparizione della Vergine', lavoro datato 1995 e presente già
nella collezione della Galleria. L'opera si compone di due
elementi disposti al suolo e a mezz'aria: sul pavimento è
collocato un ingrandimento fotografico di 'La Sainte Vierge' di
Francis Picabia, mentre sospesa al soffitto pende la custodia
aperta di un violoncello. Entrambi alludono a un'apparizione:
dall'astuccio echeggia il suono dello strumento assente, così
come dall'enigmatica chiazza d'inchiostro affiora il disegno di
un'immagine illeggibile. (ANSA).
L'Arcadia di Giulio Paolini e la poetica dell'assenza
Un progetto inedito realizzato per la Galleria Forti di Verona