(di Silvia Lambertucci)
(ANSA) - ROMA, 08 GEN - Quattro studi in giro per il mondo,
da Roma a Parigi, dalla Cina in Arabia Saudita, oltre seicento
progetti realizzati, dalle case alle torri, dai grattacieli ai
centri commerciali, spazi culturali e religiosi, musei,
aeroporti, scuole e ora anche la partecipazione a The Line, la
fantascientifica città verticale che si sta costruendo nel
deserto tra le montagne e il Mar Rosso. Ottant'anni domani,
Massimiliano Fuksas è un vulcano in piena attività, soddisfatto
della sua vita, ma con gli occhi decisamente piantati su un
futuro dai grandi orizzonti.
"Sono un nomade, il mio paese è il mondo. Quello che mi
manca? Forse solo progettare un'intera città, ma ci sto
lavorando". L'appuntamento telefonico è fissato per la mattina,
l'architetto risponde all'ANSA dal suo studio romano condiviso
come tutto con la moglie Doriana, circondato da colleghi e
collaboratori, tante voci giovani. Lo chiamano e lui si
interrompe per controllare, corregge, sprona, impartisce
consigli: "Con il tuo disegno devi farli sognare!". Poi si ferma
e si racconta: dai progetti italiani, "anche quelli più piccoli
come il centro ricerche per la Ferrari o l'architettura di
Bassano del Grappa per le distillerie Nardini", al primo
shopping center costruito a Salisburgo negli anni Novanta, un
tripudio di trasparenze e di luce che un po' ha rivoluzionato il
genere, dice, "perché io allora i centri commerciali li odiavo".
Dalla Fiera di Milano alla Nuvola di Roma, dall'aeroporto di
Shenzen in Cina al centro culturale di Rhike Park a Tbilisi in
Georgia, e poi la Casa della Pace di Jaffa voluta da Simon
Peres, le due torri scultura di Vienna, il cubo tagliato dalla
luce della chiesa di Foligno: ragionando sul costruito ma anche
sulle idee rimaste sulla carta, come la scala per Betlemme
immaginata per conto di Arafat, si potrebbe andare avanti per
ore. Per ogni progetto c'è un ricordo, un aneddoto, una
citazione cinematografica ("Per fare una buona architettura
bisogna andare a vedere buoni film"), un'idea nata anche anni e
anni prima. Racconta e si appassiona, Fuksas, parla di luce, di
emozione, di libertà, di futuro, di collettività.
"Ma se mi chiedono qual'è il mio progetto preferito rispondo
che è quello che verrà - incalza -, perché gli architetti non
fanno mai i conti col passato, li fanno col futuro". Innovazione
e sfide per il domani sono in effetti i concetti che in questa
conversazione ritornano di più. Ed è un ragionare che come al
solito per l'architetto romano si lega ai temi e alle sfide del
vivere collettivo e della globalità, le migrazioni, l'emergenza
abitativa, il caos "sublime" delle nuove megalopoli, il
paesaggio, la salute, l'etica, per citare il titolo che scelse
nel 2000 per la sua Biennale d'architettura "Città: Less
Aesthetics, More Ethics".
L'architetto come protagonista attivo di una società
complessa, insomma, impegnato a cercare soluzioni per i problemi
e le aspirazioni del vivere collettivo, dalle diseguaglianze
sociali a sovraffollamento ed emergenza abitativa,
l'inquinamento, il traffico. L'Italia, ripete da tempo, dovrebbe
scommettere su "un piano Marshall per la casa, bisogna demolire
e ricostruire, avere coraggio e intelligenza". Tant'è, le grandi
imprese al momento si fanno altrove: Cina, India, Arabia
Saudita. "L'Oriente mi affascina, a Pechino abbiamo vinto un
concorso per un pezzo di città", dice, ma la sfida di oggi è The
Line, la città lineare che si sta realizzando in Arabia Saudita
all'interno di Neom, la nuova zona economica nella provincia di
Tabuk, a nord del Paese, tra il Mar Rosso, le montagne e le
valli superiori dell'Hejaz.
Il suo è l'unico studio italiano coinvolto nella
realizzazione, la moglie Doriana la sola architetto donna.
L'incarico è per tre moduli di questa che sembra una metropoli
uscita dalla fantascienza, tutta realizzata in verticale lungo
una striscia strettissima di deserto lunga 170 chilometri ma
larga solo 200 metri, con altezze fino a 500 metri. Un'idea
"straordinaria - si appassiona -, una città verticale piena di
servizi e di verde, senza macchine e senza traffico, con parchi
costruiti anche a 100 metri di altezza". Pensata per accogliere
9 milioni di persone entro il 2030, The Line produrrà energia
con le pareti riflettenti dei suoi edifici e garantirà
spostamenti veloci con una super metropolitana capace di coprire
tutta la sua lunghezza in soli 20 minuti. E poi? "Poi non so,
forse quella che mi manca ancora è una città tutta mia". Sul
compleanno alla fine glissa: "Niente di che, faremo qualcosa in
famiglia". Grandi feste e bilanci possono aspettare. (ANSA).
>>>ANSA/ Caos e innovazione, Fuksas fa 80 progettando il futuro
La sfida di The Line, fantascientifica città nel deserto