È un viaggio dentro l'opera e dentro l'anima di Mark Rothko, la straordinaria retrospettiva, la più grande mai realizzata in Francia, che sarà visitabile fino al 2 aprile alla Fondazione Louis Vuitton a Parigi. È vedere in 115 opere tutte le sfumature della sua personalità, la ricerca della forma e del colore, ma soprattutto la ricerca di un equilibrio interiore mai trovato, fino al tragico epilogo.
Scene intime e periferie urbane dai colori cupi, come le scene della metropolitana, che fanno tanto pensare al nostro Mario Sironi. La realtà cede presto il passo ad un espressionismo drammatico, in cui si specchia la condizione bellica. Ma è dal 1946 che Rothko vira decisamente e definitavemente verso l'astrazione, con una prima fase detta del Multiforme, che poi si traduce nella sua tipica essenzialità dei 'classici' degli anni '50 dove forme rettangolari si sovrappongono seguendo un ritmo binario o ternario. Prima nel segno del colore da cui traspare contemporaneamente l'universo della natura e delle emozioni in un unico segno, poi via via più cupe fino all'abisso del nero che inghiotte tutto il resto. Nel 1958 Rothko ricevette l'incarico di realizzare una serie di murali per il ristorante Four Seasons progettato da Philip Johnson per il Seagram Building - incluso Ludwig Mies van der Rohe guida la costruzione a New York. Rothko alla fine rinuncia a consegnare l'ordine e conserva l'intera serie. Undici anni dopo, nel 1969, l'artista donò nove dei suoi dipinti alla Tate. Questi dipinti, che si distinguono dai precedenti per le loro tonalità rosso intenso, costituiscono una stanza dedicata esclusivamente al suo lavoro all'interno delle collezioni, ed il set è presentato eccezionalmente in mostra. Inoltre la mostra è arricchita anche dalla presentazione filologica della prima "Rothko Room" che nel 1960 la Collezione Phillips dedica al pittore una sala permanente. Assolutamente unica e imperdibile. (ANSA).
L'universo di Mark Rohtko alla Fondation Vuitton
A Parigi viaggio nell'opera dell'autore in 115 capolavori