(ANSA) - PESARO URBINO, 23 MAG - Un monumento quattrocentesco
singolare e misterioso che unisce alla genialità architettonica
militare dell'architetto Francesco di Giorgio Martini
l'enigmaticità di un percorso iniziatico voluto dal
misconosciuto fratello di Federico da Montefeltro, Ottaviano
Ubaldini, filosofo, mago e alchimista, vissuto dal 1442 al 1447
alla corte di Filippo Maria Visconti e amico di Pisanello e
dell'umanista Francesco Filelfo.
È la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro, nell'omonimo borgo in
provincia di Pesaro-Urbino, che sovrasta il fiume Foglia e che
fu scelta tra il 1940 e il 1945 dall'allora soprintendente delle
Marche Pasquale Rotondi per salvare dalla guerra e dai nazisti
quasi 10mila opere d'arte d'inestimabile valore.
Un edificio, unico nel suo genere, tanto da essere scelto
pochi giorni fa dalla sezione Marche dell'Istituto italiano dei
Castelli come luogo per celebrare i 60 anni di attività con una
visita e un convegno in cui la storica dell'Architettura del
Politecnico di Torino Valentina Burgassi ha evidenziato come la
fortezza priva di merli e beccatelli, e dalla forma circolare di
per sé perfetta per le teorie umaniste dell'epoca, dovesse avere
anche una funzione abitativa.
La Rocca non è solo una 'domus', ma una dimora dello spirito,
e l'immagine di un manoscritto del '700 che raffigura l'aquila
(emblema di Federico) appoggiata su una tartaruga (simbolo di
Ottaviano) espliciterebbe non solo l'armonia tra i due principi,
ma anche chi dei due 'umilmente' sostiene l'altro.
Ma gli indizi, gli unici a guidare questa ricerca, secondo
Tiberi, in assenza di una documentazione che non sia la Rocca
stessa, ovvero 'il libro di pietra', non si fermerebbero qui.
Infatti i due piani della fortezza hanno 12 porte intese nella
cultura ermetica come altrettanti ostacoli da superare, sei
nella zona inferiore (Il mondo terreno) e sei in quella
superiore (Il mondo celeste), a scandire un percorso fatto di
bivi e scale a destra e sinistra che confluiscono prima nel
Salone Maggiore (trasformato nell'ottocento in un delizioso
teatrino), dove l'iniziato avrebbe dimostrato la sua
trasmutazione interiore, e infine nella Cappella, luogo di
raccordo tra umano e divino.
A segnalare il 'viaggio' ci sarebbero innumerevoli codici e
simboli scolpiti tra cui nel camino della saletta a sinistra
della Cappella la rarità di tre 'Green Man' (uomo verde), con
espressioni diverse, ognuno dei quali rappresenta un volto umano
circondato da foglie, che nella tradizione celtica simboleggia
la rinascita della vita e quindi dell'uomo. (ANSA).
L'enigma della Rocca di Sassocorvaro, capolavoro difensivo
Ospitò 10mila opere d'arte sottratte alle mani dei nazisti