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Pop forever, Tom Wesselmann alla Foundation Vuitton

Redazione Ansa

(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA) - ROMA, 03 AGO - La pop art non solo come movimento ma come concetto che non si ferma quindi ai meravigliosi anni Sessanta, attraversa continenti e decenni e riguarda artisti che vanno dal 1917 ad oggi: da Marcel Duchamp ad Ai Weiwei, da Rosalyn Drexler a Richard Hamilton, da Jasper Johns a Jeff Koons, da Roy Lichtenstein a Marisol, da Tomokazu Matsuyama a Claes Oldenburg, da Eduardo Paolozzi a Robert Rauschenberg a Andy Warhol. In tutto 35 artisti con 70 opere che dialogano con Tom Wesselmann e le sue oltre 150 opere che attraversano tutti e quattro i meravigliosi piani della Fondation Louis Vuitton di Parigi. L'occasione è ''Pop Forever'', ovvero pop senza tempo, duplice mostra che è allo stesso tempo una retrospettiva e una mostra tematica. Dal 16 ottobre al 24 febbraio.
    ''La programmazione della Fondazione, così come quella della sua collezione e della sua linea "Popist", come viene chiamata in casa, termine elastico che evoca una sensibilità ed un'estetica intese in una visione ampliata e aggiornata del senso della Pop Art - da Andy Warhol a Roy Lichtenstein, fino ad artisti più contemporanei'', scrive Suzanne Pagé nella prefazione al catalogo. Qui c'è di fatto una rilettura della storia della pop art, e si pone Wesselman e il suo realismo, come figura chiave, perno che tra colori vivaci, gigantismo, uso degli oggetti comuni, rilettura degli spazi ed uso della luce, dialoga con le origini dadaiste e si proietta nel paradosso del contemporaneo. Nato nel 1931 e scomparso nel dicembre di 20 anni fa, Tom Wesselmann ha iniziato a dipingere alla fine degli anni '50.
    Sebbene ammirasse l'impatto visivo dei pittori astratti americani, abbracciò il vocabolario iconografico del suo tempo, incorporando pubblicità, cartelloni pubblicitari, immagini e oggetti nel suo lavoro. Ha perseguito consapevolmente i generi classici della pittura (natura morta, nudo, paesaggio) ampliando al contempo gli orizzonti della sua arte, sia in termini di soggetto che di tecnica. A metà tra pittura e scultura, le sue opere incorporano anche elementi multimediali (luce, movimento, suono, video). Quanto alle sue enormi e spettacolari Standing Still Lifes, al crocevia tra pittura e installazione, introducono un formato finora inedito.
    Con opere che vanno dai primi collage di Wesselmann del 1959 alle sue nature morte in rilievo di grandi dimensioni, ai suoi paesaggi - che si trovano ai margini dell'astrazione - e ai suoi Sunset Nudes del 2004, la mostra si estenderà su tutti e quattro i piani dell'edificio della Fondation.
    La mostra, che sarà collegata cronologicamente alle opere e ai temi di Wesselmann, utilizzerà il lavoro dell'artista come punto di partenza per sviluppare una presentazione più generale della Pop Art. I suoi Great American Nudes saranno in dialogo con le icone americane dei suoi contemporanei (Evelyne Axell, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Marisol, Marjorie Strider, Andy Warhol). Le radici dadaiste della Pop Art (Marcel Duchamp, Kurt Schwitters) saranno i precursori dei suoi grandi collage. Le sue rappresentazioni dei beni di consumo prefigurano le rappresentazioni delle merci nell'era della globalizzazione di Jeff Koons o Ai Weiwei. Infine, i suoi nudi e le scene intime domestiche saranno rispecchiati da nuovi lavori di una nuova generazione, alcuni dei quali (Derrick Adams, Tomokazu Matsuyama, Mickalene Thomas) sono stati creati appositamente per la mostra.
    La mostra è sostenuta dalla Tom Wesselmann Estate e presenta prestiti da istituzioni internazionali e collezioni private.
    (ANSA).
   

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