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Niki Berlinguer, in mostra la signora degli arazzi

A Villa Torlonia. La nipote Bianca: "Si faceva chiamare 'ninna'"

Redazione Ansa

La chiamavano "la grande signora italiana degli arazzi". Fu interprete (e spesso amica) degli esponenti principali delle correnti artistiche italiane del secondo dopoguerra, tra cui Umberto Mastroianni, Achille Perilli, Renato Guttuso, Piero Dorazio, Emilio Vedova e Corrado Cagli. Attraverso il suo lavoro, ha rielaborato opere di grandi maestri come Hans Hartung, Paul Klee, Vincent van Gogh, pioniera nel tradurre la pittura in narrazioni tessili, unendo l'antica tecnica del piccolo punto con influenze contemporanee. A trent'anni dalla scomparsa, una nuova personale racconta alla Casina delle Civette di Villa Torlonia il talento e la visione di Niki Berlinguer, nome d'arte di Corinna Adelaide Augusta Fidelia (1905-1994) dopo il suo matrimonio con Mario Berlinguer nel 1950, padre di Giovanni ed Enrico, lo storico segretario del Partito Comunista Italiano.
    "Arrivò nella vita di mio nonno quando i figli erano già grandi, anche se vivevano ancora in casa - sorride Bianca Berlinguer, alla presentazione in veste di nipote insieme al fratello Marco - Per noi è stata a tutti gli effetti una nonna, anche se si faceva chiamare 'ninna'. Nonna diceva che la invecchiava e lei teneva molto al suo aspetto estetico, ad esempio le pantofole coordinate alla vestaglia. Da quando abbiamo memoria, noi ce la ricordiamo sempre intenta a fare il piccolo punto. Si metteva al telaio alle 10 e interrompeva solo per il pranzo e per portare a spasso i cani. Poi ricominciava il pomeriggio fino a cena. Era eternamente insoddisfatta del suo lavoro, cui dedicò tutta la vita. Di molti artisti era anche amica. Mazzacurati fece la tomba dove è sepolto mio nonno e poi mio padre, proprio grazie a lei. Ma la cosa che più ci piace ricordare, oltre all'affetto, è quanto fosse una donna emancipata. E poi la sua passione per l'arte: tutto quello che abbiamo appeso alle pareti lo dobbiamo a lei".
    La mostra, intitolata appunto "Niki Berlinguer. La signora degli arazzi" (26 ottobre - 6 aprile) è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Claudio Crescentini, organizzata e ideata da Il Cigno Arte (che edita anche il catalogo) con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, e raccoglie una trentina di opere, provenienti in gran parte da collezioni private, "allestite non ordine cronologico" spiega il curatore Crescentini, "ma in un percorso che racconti la sua visione".
    Ecco allora il celebre Uccello di fuoco ispirato da Stravinskij (su disegno originale) o l'Arcano maggiore da Jean Cocteau, Aranceto da Renato Guttuso, Hammamet da Paul Klee, ma anche l'arazzo ricamato da Hans Hartung, "artista del nero che lei reinterpreta completamente" e rende coloratissimo.
    "E' stata una scoperta anche per me - commenta la direttrice della Direzione Patrimonio artistico delle ville storiche della Sovrintendenza Capitolina, Federica Pirano - Niki Berlinguer esordisce nel '57 alla Galleria San Marco e lavora principalmente arazzo piccolo punto, collabora tutti i grandi maestri dell'epoca, ma non traduce le opere degli artisti, le reinterpreta. Proprio per questo, con Cagli il rapporto si interrompe: lui vede nelle sue opere qualcosa che non aveva immaginato. Invece Mastroianni dice che lei riesce a vedere quello che lui aveva pensato, ma non è riuscito a realizzare". A impreziosire il percorso, anche l'ultima videointervista all'artista nel gennaio 1994, per la regia di Maura Cosenza, trasmessa grazie alla collaborazione con il Centro Internazionale Antinoo per l'Arte -Centro Documentazione Marguerite Yourcenar.
   
   

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