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Tradizioni e curiosità, 6 feste di Carnevale in Italia

Storia, riti pagani e artigianato d'autore da Sappada a Bosa

Redazione Ansa

Feste da ballo, sfilate allegoriche, cortei storici e riti ancestrali: ogni città ha un suo modo di interpretare il Carnevale; in alcuni casi le tradizioni locali regalano eventi unici e suggestivi. Ecco 6 feste da non perdere da nord a sud d'Italia.
    Il Carnevale di Sappada, sulle Dolomiti friulane, è uno dei più antichi e suggestivi dell'arco alpino e un momento di grande festa e allegria per gli abitanti del borgo, che si ritrovano a sfilare per le vie del centro. Molti indossano i 'Rollate', una maschera antropomorfa con una pesante pelliccia scura di montone e un cappuccio scuro ornato da uno sbuffo di lana rossa. Legata alla vita una catena con dei campanacci, che suonano a ogni passo richiamando l'attenzione. Il 'Rollate' è un personaggio austero, che incute timore per il suo aspetto di uomo-orso; è il simbolo del potere e della forza della natura e rappresenta l'inverno che sta per finire. Durante il Carnevale il 'Rollate' partecipa alle sfilate e ai cortei e si diverte a rincorrere i bambini e i passanti, oltre a essere protagonista di alcune sfide, come la gara di chi riesce a resistere più a lungo a un suo abbraccio.
    E' fiabesco il Carnevale di Madonna di Campiglio: dall'11 al 16 febbraio la località trentina si trasforma in un palcoscenico in cui tutti possono essere attori e immergersi nella storia ai tempi della Corte Asburgica e della principessa Sissi. Si viaggia nel tempo ammirando il passaggio di carrozze, di dame e ussari a cavallo, sciando con dame di compagnia e ufficiali in alta uniforme e gustando i dolci della pasticceria viennese. Il culmine della festa è il ballo in maschera con la Corte al gran completo nel Salone Hofer, in ricordo dei soggiorni della Principessa Sissi a Madonna di Campiglio, accolta dalla popolazione in festa. Suggestivo è anche il corteo inaugurale quando numerosi figuranti sfilano in uno sfarzoso corteo di carrozze, accolto da due ali di folla. I calessi tirati da pariglie di cavalli aprono la strada alla carrozza imperiale, che trasporta Francesco Giuseppe e la Principessa Sissi di ritorno a Madonna di Campiglio.
    A Verona si festeggia il 'Bacanal del gnoco', Carnevale che ha una storia antica e curiosa: nacque nel 1531 durante una rivolta popolare a causa di una terribile carestia; per evitare il peggio vennero nominati alcuni cittadini che, a loro spese, distribuirono il cibo ai poveri di San Zeno. Da allora il protagonista del 'baccanale degli gnocchi' nell'ultimo venerdì di Carnevale è il 'Papà del Gnoco' che in sella a un asino si recava dal Podestà per invitarlo a mangiare un piatto di gnocchi che poi venivano distribuiti al popolo in festa. Oggi questo rituale è diventato corale: il programma degli eventi di questa grande festa è ricco di balli in maschera e sfilate di carri allegorici, tra cui la cavalcata di Tomaso Da Vico, ideatore del rito, e, naturalmente, il giovedì 8 e il venerdì 9 febbraio, della gran 'gnoccolada' in Piazza Bra, che dà ufficialmente il via ai festeggiamenti del Carnevale.
    Protagonisti del Carnevale di Vho, in provincia di Alessandria, sono i burattini storici che, in collaborazione con l'atelier Sarina di Tortona, animano una festa storica, tra le più antiche del Tortonese, con radici che risalgono ai primi anni del Settecento. Le sagome dei più iconici burattini dell'atelier vengono riprodotte lungo le strade di Vho, in un percorso in cui i personaggi accompagnano le famiglie e i visitatori in un viaggio nella fantasia. Tutti possono interagire con gli storici burattini e condividerne storia e colori; per l'occasione sono previsti laboratori aperti ai più piccoli che possono scoprire e imparare i segreti del teatro di animazione, protagonista degli spettacoli di piazza.
    E' simile a una rappresentazione teatrale il Carnevale che si svolge a Tufara, in provincia di Campobasso: protagonista della festa, arcaica e misteriosa, è il diavolo, antica maschera carnevalesca che si svela l'ultimo giorno dei festeggiamenti tra corse e acrobazie. Tramandato nei secoli, il Carnevale di Tufara ha forti connotazioni pagane e agresti: il diavolo è in realtà una figura caprina con 7 pelli e un tridente tra le mani e una maschera nera diabolica in volto. E' un personaggio misterioso che suscita timore e superstizione mentre corre per le strade del borgo, urlando e dimenandosi. E' accompagnato da un corteo di figure che rappresentano l'ignoto e l'inverno che danzano per scrollarsi il freddo di dosso. Il diavolo è preceduto da un'altra figura simbolica: la morte, impersonata da una gruppo di maschere vestite di bianco con il viso coperto di farina. Con una falce in mano rievocano i gesti ripetitivi dei contadini al momento del raccolto: il loro canto è interrotto dalle urla e dai salti delle altre maschere. Al corteo carnevalesco partecipano anche i folletti, che incatenano il diavolo e lo trascinano per le vie del paese mentre salta, cade per terra e cerca di sedurre chi incontra per strada in processione.
    Il Carnevale di Bosa, in provincia di Oristano, è una delle più originali manifestazioni della Sardegna per le sue tradizioni, le maschere e le musiche. Il Carnevale bosano è chiamato 'Karrasegare', termine che in sardo significa 'chiacchierone'.
    Gli ingredienti che da secoli danno vita al Carnevale sono i travestimenti, i suoni e i colori, la vita e la morte, il ciclo delle stagioni, la satira e i canti propiziatori. Il giorno più importante è il Martedì Grasso, con la questua effettuata casa per casa che inizia all'alba e termina al tramonto. I questuanti indossano una giacca a rovescio, si tingono il viso di nero e si segnano la fronte con una croce rossa. Ognuno porta con sé uno spiedo e una bisaccia e a ogni visita si esibiscono in canti satirici improvvisati, legati alla tradizione sarda. Come compenso ricevono carne, formaggio, frutta e dolci. Due sono le maschere protagoniste: una donna che intona il lamento funebre per la morte di 'Giolzi'. E Giolzi, appunto, il Carnevale che sta per finire, maschera realizzata con un lenzuolo per mantello e con una federa per cappuccio. Al mattino gruppi di maschere raffiguranti donne in lutto cantano lamenti funebri e la sera la festa si interrompe per lasciare spazio a Giolzi che viene cacciato e arso nel grande falò che chiude il Carnevale con un rito propiziatorio. (ANSA).
   

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