Rubriche

Autunno sulle colline del Barbaresco. le terre di Fenoglio

Borghi, strade, vini e scorci narrati dallo scrittore piemontese

Redazione Ansa

(di Ida Bini) 

Sulle colline del Barbaresco, tra le 6 aree appartenenti al sito Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte, nasce il celebre vino rosso a lungo invecchiamento, una produzione di altissimo livello qualitativo.
    Il territorio Langhe-Roero e Monferrato, dove si coltiva il vitigno Nebbiolo con il quale si produce il Barbaresco, è esposto al sole e adagiato sulla destra del fiume Tanaro: qui i vigneti, che si alternano a zone ombrose lasciate a bosco, disegnano le colline plasmate dall'uomo e punteggiate da castelli, case e aziende vitivinicole. I borghi di Barbaresco e Neive sono i punti di partenza per scoprire l'area e le sue bellezze, celebrate da grandi scrittori come Beppe Fenoglio che ambienta 'Il partigiano Johnny' tra le case e le rocche a picco sul fiume Tanaro. "Montavano la guardia sugli aerei, di per se stessi avventurosi, strapiombi sul fiume di Barbaresco. Là il fiume, ricordava Johnny, era stretto e profondissimo, lento come una colata di piombo, ed al gusto e alla vitalità della guardia concorreva il mistero immanente nelle fittissime pioppete sull'altra sponda vicinissima". E, ancora, "la ragazza abitava a Neive, il grosso paese in fondo alla valle sovrastata da Mango, diviso in due borghi, il soprano dominante i truci scoscendimenti sul fiume Tanaro, il sottano dilagante dalla collina alle rotaie della ferrovia, deserte ed inattive dal giorno dell'armistizio". A Barbaresco la torre medievale, uno degli edifici più riconoscibili, sovrasta l'impianto urbano medievale con una via maestra su cui si affacciano le numerose attività legate alla storica vocazione vitivinicola. Alcune di queste si sono sviluppate all'interno di edifici di eccezionale valore architettonico, come l'Enoteca regionale del Barbaresco, allestita negli spazi della chiesa barocca dedicata a san Donato, poi ceduta negli anni Settanta al Comune. Il settecentesco edificio nobiliare, in passato dotato di giardini e ampi saloni, conserva le originarie cantine sotterranee, oggi di grande valore. Nel 1894 Domizio Cavazza, direttore della Reale Scuola Enologica di Alba, scelse il castello come sede della prima Cantina Sociale di Barbaresco, chiusa in epoca fascista, poi riaperta nel 1958 come 'Cantina Produttori del Barbaresco', ancora oggi punto di riferimento per 56 viticoltori locali. Nello stesso anno don Fiorino Marengo riunì 19 agricoltori e fondò la 'Produttori del Barbaresco'; la prima vendemmia venne vinificata nel cortile della casa del parroco e le vendite registrarono un ottimo margine rispetto a quanto si sarebbe guadagnato vendendo l'uva come si era fatto fino a quel momento. Risale invece al 1999 la grande meridiana collocata nella piazza centrale del paese, creata per celebrare la coltivazione della vite e della produzione vinicola attraverso dodici illustrazioni tratte dal 'Ruralia Commoda' di Pietro de' Crescenzi, un antico trattato di agricoltura. Per dare massima diffusione alla cultura del vino, il borgo ospita molteplici manifestazioni durante l'anno, tra cui 'Il Barbaresco a tavola' per presentare la nuova annata del vino e la kermesse 'Piacere Barbaresco' nelle strade del paese con degustazioni, convegni e incontri. Neive, tra i borghi più belli d'Italia, è arroccato su un colle con le tortuose stradine acciottolate che salgono ad anelli concentrici fino alla sommità dell'altura, dove un tempo sorgeva un castello. Nella duecentesca casaforte dei Conti Cotti di Ceres è conservato un importante trattato sulla viticoltura piemontese, scritto da Francesco Cotti alla fine del XVII secolo. Nelle immediate adiacenze si innalza la Torre dell'Orologio, risalente al XIII secolo, e accanto si trova l'Arciconfraternita di san Michele, un piccolo capolavoro di metà Settecento progettato dall'architetto Antonio Borgese. Su piazza Italia, cuore di Neive, si affacciano pregevoli palazzi come la prima sede del Municipio con la sua facciata rococò e Palazzo Borgese, attuale edificio comunale, dalla composizione semplice e severa. Nelle cantine del Municipio è ospitata la Bottega dei Quattro Vini, fondata nel 1983 da un piccolo gruppo di vignaioli locali e ritrovo per acquistare e degustare i vini.
    Anche il Palazzo dei Conti del Castelborgo rappresenta una significativa testimonianza del legame tra l'aristocrazia piemontese e la tradizione vitivinicola: il nobile edificio settecentesco, infatti, conserva le originarie cantine, sede di rinomate produzioni vinicole. Nel 1925 Serafino Levi fondò una distilleria con alambicco a fuoco diretto; poi l'attività passò poi ai figli Romano e Lidia che continuarono la tradizione dei loro antenati producendo la celebre 'Grappa della Donna Selvatica', distillato di vinacce ed erbe in bottiglie con etichette disegnate a mano e personalizzate con disegni o poesie. Le loro bottiglie ancora oggi sono oggetto di collezionismo e la casa-distilleria è diventata un museo vivo e produttivo della grappa.
    Il modo migliore per scoprire il territorio è percorrere le tante strade, tra cui spiccano il trekking intitolato 'Da Barbaresco a Neive' per una camminata panoramica tra i filari che segue parte del celebre e spettacolare percorso ciclo escursionistico Barbaresco-Barolo (Bar to Bar) e la Strada Romantica, 11 tappe per 130 km panoramici e 300 spunti letterari.
    Per maggiori informazioni: paesaggivitivinicoliunesco.it e visitlmr.it (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it