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All'Asinara con I fuggitivi di Marco Dell'Omo

Un lembo di terra isolato e circondato da un mare splendente, di una sfacciata bellezza

Redazione Ansa

ASINARA - L'Asinara, con il suo mare splendente, la natura selvaggia, la distanza e l'isolamento che intensificano ogni gesto, ogni silenzio dell'umana presenza, è la vera protagonista del bel romanzo di Marco Dell'Omo, giornalista, sceneggiatore, documentarista che con I FUGGITIVI (NUTRIMENTI, PAG. 317, 20 EURO) torna felicemente alla prova del romanzo dopo La banda Gordon (2020). L'esistenza, in quel limite invalicabile dell'isola, assume toni forti, ogni relazione assume significati altri, profondi, sentimenti che è difficile tenere a freno. E del resto tutto inizia con un omicidio, un regolamento di conti tra detenuti, avvenuto apparentemente ''per futili motivi'', che sarà l'inizio della fine.
    L'andamento altamente cinematografico del libro trascina il lettore in una sorta di sospensione spazio-temporale, arricchita dalle descrizioni minute, quasi maniacali, che qui sostanziano l'anima della scrittura lucente di Dell'Omo rivelandone l'attitudine visiva. L'isola, che per natura lessicale è isolamento, qui è il centro di un universo chiuso, quello del carcere di massima sicurezza, destinato a reati gravi, dove tutto appare diverso da quello che sembra. Il dettaglio assume valore nello scorrere surreale dell'esistenza, in un luogo in cui si è prigionieri pur vivendo sotto le stelle, pascolando greggi, coltivando i campi, o magari facendo i lavori in casa come una colf sui generis. Tanto più per chi, come il direttore del carcere Pietro Piscopio, la moglie Arianna e il figlio Matteo, è lì non per i reati da scontare ma per lavoro o legame affettivo, eppure costretto nella stessa cattività che ne limita i movimenti e le relazioni. E' proprio un'amicizia tra due quasi adolescenti, quella tra Matteo e Vincenzo, il figlio di Biagio, il capo dei pescatori di Ponza che ormeggiano tradizionalmente all'Asinara per la loro pesca di aragoste, a diventare il nodo che trascinerà la vicenda al suo epilogo drammatico, nonostante la protezione di San Silverio.
    Sullo sfondo l'utopia di Pietro Piscopio di fare dell'Asinara un nuovo modello di carcere, dove la libertà e il rapporto con la natura, dovrebbero diventare il fondamento di una riabilitazione profonda. Nessuno, fino a quel momento, è mai riuscito a fuggire da quel lembo di terra isolato e circondato da un mare splendente, di una sfacciata bellezza. Sfacciata bellezza come quella di Arianna, mancata campionessa di nuoto per amore, che non potrà rimanere senza conseguenze in quell'abbandono d'umanità rappresentato dal carcere. E la trama sfilacciata degli eventi che si susseguono apparentemente distanti, si unisce via via quasi impercettibilmente nella prosa intensa di Marco Dell'Omo, a formare un gomitolo indissolubile che segnerà, per sempre, la vita dei protagonisti. (ANSA).
   

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