Rubriche

A Bologna il carteggio tra Carducci e Silvia Semitecolo

Si tratta di 256 documenti degli ultimi anni del poeta

Redazione Ansa

(ANSA) - BOLOGNA, 03 LUG - Una profonda amicizia, ma anche tanta passione, è quella che traspare e si manifesta scorrendo i 256 documenti, parte del carteggio tra il poeta Premio Nobel Giosuè Carducci e la contessa Silvia Baroni Semitecolo, acquisiti dal Comune di Bologna con il contributo della Regione Emilia-Romagna, per una spesa complessiva di 45mila euro. Una corrispondenza, quella tra il poeta e la moglie del conte faentino Giuseppe Pasolini Zanelli, che va ad arricchire il patrimonio del settore Biblioteche del Comune, un altro tassello per fare di Casa Carducci la casa della letteratura e della poesia.
    "L'acquisizione di questo carteggio privato di Carducci è un ulteriore passo verso l'arricchimento del patrimonio archivistico dell'Emilia-Romagna - ha detto l'assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori - La successiva digitalizzazione di questi materiali permetterà a tutti, e non solo agli studiosi, di accedere a un patrimonio culturale di grande ricchezza e varietà".
    Il carteggio privato comprende dunque una raccolta di 256 documenti, scritti tra il 1889 e il 1907, dei quali 181 sono riconducibili a Carducci; in risposta alle epistole del poeta, si trovano le minute di 75 lettere inviate dalla contessa Pasolini nel periodo compreso tra il 23 luglio 1902 e il 12 febbraio 1907, tra le quali l'ultima scritta quattro giorni prima della morte di Carducci. La contessa era donna di grande cultura, ottima pianista e compositrice (tra le sue opere compaiono anche le musiche di alcune liriche carducciane), parlava correntemente quattro lingue e vantava amicizie importanti come quella con la Regina Margherita di Savoia.
    L'acquisizione del carteggio è finalizzata sia a preservare l'integrità del nucleo documentario, evitando che finisse in vendita sul mercato antiquario con conseguente dispersione; sia per portare i documenti autografi del poeta nella collezione della biblioteca di Casa Carducci, in modo da poterli conservare e valorizzare.
    Dalla corrispondenza emerge la profonda umanità di Carducci nel periodo finale della sua vita, in cui si trova ad affrontare il declino fisico dovuto alla malattia. "Questa maledizione di dover dettare, o non poter scrivere se non lentamente col lapis, mi dispera e toglie energia alle mie lettere", scriveva un ancor lucidissimo Carducci. L'intenso legame con la contessa cresce nel corso degli anni: alla "fata bianca", così la definisce il poeta, Carducci si sente libero di confidare i suoi stati d'animo altalenanti, trovando ascolto da parte di una personalità provata da numerosi dolori (la morte dei tre figli in giovane età) ma non arrendevole. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it