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Natura e intelligenza artificiale in mostra a Los Angeles

Esposizione di Elena Manferdini all'Istituto di cultura

Redazione Ansa

(ANSA) - LOS ANGELES, 02 MAR - Specchi con foto di donne coronate da fiori e farfalle, gioielli che intrecciano fili dorati a pietre, scarpe stampate in 3D e intessute in materiale riciclato, tavoli smaltati, sedie fluo e una grande statua a metà tra un uomo e un robot. La mostra dell'artista Elena Manferdini - allestita all'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles fino al 19 aprile - propone oggetti molto diversi tra loro, ma legati da uno studio intelligente e colorato sulla nostra identità nel mondo digitalizzato e sul rapporto con l'ambiente. Voluta dal direttore dell'Istituto Emanuele Amendola, rimasto incantato da una personale dell'artista al prestigioso Pacific Design Center, l'esposizione si intitola Flora: "ogni pezzo in mostra è ispirato al tema della natura, perché presenta elementi floreali o per la ricerca del materiale. Tutti hanno una connessione estetica e spirituale con l'ambiente", dice all'ANSA Manferdini, nata a Bologna 49 anni fa e negli ultimi 25 residente a Los Angeles. Quando frequentava l'ultimo anno di ingegneria civile all'Alma Mater, è partita per uno scambio con l'Università della California di Los Angeles (Ucla). "Dovevo restare qualche mese. Invece non sono più tornata indietro. Sono andata solo a discutere la tesi, ho archiviato per sempre l'ingegneria e mi sono iscritta ad architettura alla Ucla. Ho lavorato in alcuni studi, finché ho cominciato a insegnare architettura al Southern California Institute of Architecture. In quegli anni, ho anche aperto Atelier Manferdini, il mio studio con base a Venice, con cui firmo interventi di arte pubblica, design di arredamento, accessori e gioielli o progetti di arte visiva". Ha esposto in vari musei tra cui alla Biennale di Architettura di Venezia, al MOCA e al LACMA di Los Angeles e al Museum of Art di Birmingham.
    "È andato tutto liscio. L'America sa essere molto generosa", considera guardandosi indietro. "Nell'era attuale, contrassegnata da artefatti digitali effimeri e immagini computazionali, la natura appare familiare ma anche stranamente sintetica. Mi interessa mettere in mostra la dicotomia tra rappresentazione naturale e artificiale", dice ancora l'artista, che ha usato un software per produrre alcune sue opere: "i ritratti femminili applicati sui cinque specchi tondi in mostra sono visualizzazioni che ho ottenuto immettendo un testo in un programma. In più, usando il cellulare e un QRcode l'immagine diventa tridimensionale e si muove nello spazio", spiega. "La IA è uno strumento affascinante. La macchina può imparare a produrre. Ma tocca all'uomo interrogarla, stimolarla e poi selezionare. Questo ruolo è insostituibile". (ANSA).
   

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