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I custodi delle radici, dal Mei al museo del cognome

A Roots-In viaggio tra spazi museali e genealogia

Redazione Ansa

MATERA - Tra gli ultimi tesori ritrovati dai ricercatori del Mei negli archivi della Banca d'Italia c'è lo statino di lavoro di Mario Bergoglio. Proprio quel Bergoglio, papà di papa Francesco, che non guadagnava tanto e per questo emigrò oltre oceano in cerca di miglior fortuna. Quando Paolo Masini, presidente Fondazione Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana, lo ha portato al Pontefice, c'è stato un momento di grande commozione e poi una gran risata. Francesco infatti ha letto le note del datore di lavoro che diceva che suo padre era molto bravo e diligente. "E ci credo che era bravo con quella mamma..." ha detto, ricordando la famosa nonna molto rigorosa di cui parla spesso. Ma il Mei (www.museomei.it), museo innovativo e multimediale aperto a Genova a maggio dello scorso anno dopo un lungo e variegato lavoro preparatorio e sempre in attività per allargarsi e rinnovarsi, è pieno di queste meraviglie che ne fanno a pieno titolo il re dei custodi delle radici italiane tra i protagonisti di questa ricca seconda giornata a Roots-In, borsa internazionale del turismo delle origini a Matera. E ne fa un punto di riferimento imprescindibile anche in vista del 2024, anno delle radici italiane. "Dico sempre - dice Masini - che si tratta della piu grande operazione di narrazione popolare collettiva di questo Paese. E quando ci hanno chiesto di realizzare un museo nazionale dell'emigrazione ci siamo sentiti una bella responsabilità, è un mondo enorme fatto di generazioni e generazioni di italiani da raccontare al grande pubblico". Si tratta di un lavoro fatto da molti, nei piccoli paesi e nelle grandi realtà "a mani nude" come dice Masini, raccogliendo e digitalizzando fotografie, materiali, documenti, raccontando storie. "Abbiamo fatto più di 50 protocolli con le realtà più svariate, non volevamo arrivare con la Bibbia e siamo a porte spalancate e chiediamo a tutti di collaborare, siamo il museo nazionale, il museo degli italiani" spiega. La collocazione su Genova è perché "da lì sono nate le grandi compagnie di navigazione e da lì è partita gran parte dell'emigrazione. E' un fenomeno umano, l'uomo emigra da sempre, sempre l'ha fatto e probabilmente sempre lo farà. Abbiamo raccolto tantissime storie di donne e uomini, quello è la nostra storia dell'emigrazione.
    Da noi non troverete valigie, né altri oggetti a parte qualcosa più per coreografia ma un percorso interattivo in crescita continua" aggiunge. Al Mei c'è anche "la parte dedicata alle motivazioni della partenza, anche quelle assurde e inventate: la storia delle zucchine giganti o dell'albero con le foglie d'oro". C'è anche una parte sul razzismo e in generale sulla accoglienza buona o cattivo che viene implementata anche con accordi con i musei omologhi in altre nazioni. "Ci aiuta ad aprire le menti - dice Masini - e di recente abbiamo ospitato la prima di Manodopera film d'animazione di Alain Ughetto che ripercorre la storia della sua famiglia di emigranti piemontesi verso la Francia". "Abbiamo fatto un grande lavoro - dice - anche per chi scappava per le leggi razziali oppure anche per chi lo faceva per motivi sportivi. E in quel grande calderone ci sono storie davvero meravigliose. Abbiamo cominciato a tessere una storia di rapporti importi con il Boca Junior, che ha il sito con la traduzione in genovese e i loro tifosi si chiamano Los Xeneizes, il San Lorenzo che è la squadra del Papa, il Penarol. Pochi sanno perché questa squadra ha questo nome: perché fu fondata dei salesiani di Pinerolo. Insomma il futuro ha radici antiche!". A Roots-In ci sono anche genealogisti e Michele Cartusciello, direttore del Museo del cognome di Padula (Salerno) che "non è un museo classico ma didattico, che organizza anche tour delle radici. Prima di pensare all'accoglienza - dice - bisogna pensare da dove vengono, molti non lo sanno. Uno degli impegni dovrebbe essere formare degli ufficiali di stato civile che sappiamo rispondere alle ricerche genealogiche di queste persone. Anche perché non è un turismo che si ripete. O se avviene vanno da parenti e amici consicuti nel primo viaggio". (ANSA).
   

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