(ANSA) - SANTO STEFANO D'ASPROMONTE, 05 LUG - E' considerata
la regina dell'Aspromonte, enigmatica e carica di leggende: un
luogo dalla natura incontaminata che da sempre si caratterizza
come uno tra i monoliti più grandi d'Europa e per questo
inserito nella Rete Globale dei Geoparchi Unesco. Pietra Cappa,
nella Locride, uno dei luoghi simbolo del geoparco Aspromonte, è
il monolite che si staglia, con i suoi 130 metri di altezza e
con ben 4 ettari di estensione, nel verde dei boschi della
Vallata delle Grandi Pietre, un contesto naturale che ospita
numerosi altri conglomerati rocciosi: Pietra Lunga, Pietra
Castello e le Rocche di San Pietro, siti caratterizzati anche da
insediamenti rupestri risalenti probabilmente al IX - XII secolo
ad opera dei monaci basiliani, dove ci sono rocce scavate e
trasformate in abitazioni e luoghi di culto.
Non si contano le leggende legate alla Vallata la cui storia
affonda nell'Alto Medioevo. Anche l'origine del nome si presta a
diverse ipotesi: definita in alcuni documenti pietra "gauca",
ovvero "vuota", forse per l'erosione degli agenti atmosferici
oppure per le numerose grotte presenti nella vallata; un'altra
possibile etimologia sarebbe connessa alla forma di "coppa
rovesciata". Alcune di queste leggende sono legate alla lotta
tra il bene e il male; altre legate addirittura alla figura di
Gesù. Qui, infatti, pare che il Messia si sarebbe recato in
compagnia dei discepoli, durante le sue predicazioni, chiedendo
a ognuno di essi di raccogliere dei massi per penitenza. Pietro,
per non affaticarsi troppo, raccolse un solo ciottolo e, quando
Gesù trasformò i grossi minerali raccolti in fumanti pagnotte,
capì la lezione e lasciò lì quel piccolo sasso a ricordo del
proprio errore. Sfiorandolo poi con un dito, lo fece lievitare
fino a fargli assumere le dimensioni attuali.
Quel che è certo è il fascino assoluto del luogo, costellato
da una fitta vegetazione di eriche, lentisco, mirto, corbezzolo,
castagno, lecci, cespugli di menta e di origano, capaci di
sprigionare profumi di carattere selvatico non intaccato ancora
dalla mano dell'uomo. Pietra Cappa può essere raggiunta in due
modi: o attraverso il percorso che parte da San Luca, circa 8
chilometri; oppure, partendo da Natile Vecchio, con un cammino
della durata di circa 6 ore. Il territorio che si attraversa nel
corso delle escursioni è saturo di questa cultura. Tra Pietra
Cappa e l'abitato di Natile vi è una località detta Afrundu
(variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che
solitamente si rivolge al Signore) dove esisteva una grangia
(monastero con annesso podere) di origine greca; sul pianoro in
cima a Pietra Cappa si notano resti di costruzioni; ai piedi,
infine, si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio che
aveva un pavimento in marmo policromo e colonne che sorreggevano
delle cupolette.
L'ambiente naturale è caratterizzato da uliveti e seminativi
che salendo in quota cedono il passo alla macchia mediterranea e
poi al bosco di leccio e castagno con alcuni esemplari
monumentali. Ampi i panorami sulla vallata del Careri, di Platì,
sui costoni che precipitano dai piani dello Zillastro e
sull'amba di Gerace. (ANSA).
Pietra Cappa, viaggio in uno dei simboli del Geoparco Aspromonte
La storia e le leggende del monolite tra più grandi d'Europa