NAPOLI - Parte il restauro di uno dei capolavori più celebri dell'antichità: il Mosaico della Battaglia di Isso, tra Alessandro Magno e Dario di Persia (333 a.C) proveniente da Pompei, un simbolo, universalmente noto, dei tesori custoditi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Milioni di tessere ed una superficie di eccezionale estensione (5,82X 3,13 m), proveniente dall'esedra della casa del Fauno , il mosaico scoperto nel 1831, è datato tra la fine II/ inizi I sec. a.C..
Il 'gran musaico' che incantò tra le rovine Alexandre Dumas, arriva a Napoli nl novembre del 1844, quando fu messo in cassa e condotto da Pompei al Real Museo Borbonico, su un carro trainato da sedici buoi. Peso stimato circa 7 tonnellate. Nel gennaio del 1845 le casse furono aperte e l'opera ebbe la sua prima collocazione, sul pavimento; dal 1916 è dove si trova attualmente, a parete, nelle sale dei mosaici. Da allora ha catturato, con la sua bellezza magnetica, l'attenzione dei visitatori di tutto il mondo, oltre che quella degli studiosi e divulgatori della figura di Alessandro..
L'attività di restauro sarà dunque quindi molto complessa ma anche un percorso affascinante (iniziato con studi preparatori nel 2015) tra analisi diagnostica e tecnologia. Diverse le criticità conservative, consistenti sostanzialmente in distacchi di tessere, lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della superficie e lungo il perimetro. Un'attenzione particolare riguarderà le condizioni microclimatiche ed ambientali. Tra le due fasi di lavoro previste sarà effettuata la movimentazione del mosaico, necessaria per esplorare la parte retrostante. Tra gennaio e febbraio si allestirà un cantiere 'visibile', finalizzato alla messa in sicurezza della superficie musiva.
Previa apposizione di un tavolato ligneo di protezione, nonché di un'idonea intelaiatura metallica di sostegno, il mosaico sarà poi rimosso. Tra aprile e luglio 2021 la seconda fase interesserà per primo il supporto del mosaico. Per tutelare le tessere un significativo contributo tecnologico sarà fornito dalla TIM: la realizzazione di appositi smart glasses, indossati dai restauratori, con metodologia 'chirurgica' consentirà di monitorare costantemente la corrispondenza tra la zona di intervento e la relativa superficie non visibile. Una proiezione 1:1 del mosaico renderà fruibile dal pubblico quanto accade nel cantiere. Terminato l'intervento sul supporto, saranno rimossi i bendaggi posti durante la fase iniziale, si completerà poi con operazioni di pulitura, ulteriori ed eventuali consolidamenti, e un trattamento protettivo finale.
(ANSA).
MANN, restauro del grande Mosaico di Alessandro da Pompei
Il direttore Giulierini: 'Cantiere trasparente e tecnologie'