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Identità e memoria, Ai Weiwei 'sarò sempre un migrante'

A Palazzo Fava a Bologna 'Who am I?' fino al 4 maggio

Redazione Ansa

(Di Nicola Pirrone) (ANSA) - BOLOGNA, 20 SET - "Who am I?", "Io non saprò mai chi sono. - Ai Weiwei risponde così alla domanda che dà il titolo alla mostra - Ogni giorno sono una persona nuova, diversa. Altrimenti non vivrei". "Ai Weiwei. Who am I?" è il primo risultato della collaborazione da poco instaurata tra la Fondazione Carisbo di Bologna e la fiorentina Opera Laboratori che ha preso in gestione gli spazi museali del progetto culturale Genus Bononiae: una mostra dedicata all'artista e attivista cinese Ai Weiwei tra installazioni, sculture, video e fotografie che riempiono, da domani e fino al 4 maggio prossimo, lo storico Palazzo Fava di Bologna. Curata da Arturo Galansino e ispirata da una conversazione dell'artista con l'intelligenza artificiale, la mostra presenta il maestro cinese in una tensione continua tra tradizione e sperimentazione, oltre cinquanta opere che si possono ammirare a partire dallo scalone fino alle sale monumentali, sotto gli affreschi del Cinquecento dei Carracci e dalla loro scuola.
    Artista tra più influenti del nostro tempo e da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, Ai Weiwei con le sue opere, in bilico tra Cina e Occidente e tra passato e presente, tocca temi scottanti come la libertà di espressione e di informazione, le crisi geopolitiche, i cambiamenti climatici, le migrazioni: "Anch'io sono un migrante, lo sarò sempre - spiega - Lo sono stato fin dalla nascita, poiché mio padre venne esiliato. Qual è il ruolo del migrante?" si chiede poi l'artista: "Sta alla politica dare una risposta. La politica non dovrebbe mai creare guerre, altrimenti non si potrà mai fermare questa tragedia".
    Caratteristica della mostra è dunque anche la contrapposizione tra i miti greci e romani dipinti nei cicli carracceschi e le favole e le leggende della cultura cinese: tra le storie di Giasone e Medea e le avventure di Enea ci sono le sculture-aquiloni raffiguranti gli animali fantastici tratti dal bestiario del Classic of Mountains and seas, il più antico testo mitologico cinese, risalente al III secolo a.C., una riflessione sulla storia e sull'antichissima identità culturale cinese spazzata via dalla Rivoluzione Culturale, e che porta a un confronto con la Cina attuale che crea mostri per controllare la popolazione.
    Alla cancellazione della memoria storica in Cina nella seconda metà del Novecento si riferisce poi il trittico fotografico Dropping a Han Dynasty Urn. Mentre di antiche vestigia si compone l'installazione White Stones Axes, costituita da centinaia di asce neolitiche, che invitano a riflettere su cosa significhi l'avanzamento della civiltà.
    Anche Left Right Studio Material denuncia la persecuzione subita dall'artista in patria. "Le mie cosiddette opere d'arte - racconta ancora Ai Weiwei - sono tutte frutto dei miei pensieri e delle mie emozioni. Non mi pento di averle create. Riflettono autenticamente i miei veri sentimenti e le circostanze in cui mi trovavo in quei momenti, strettamente legati con le mie esperienze e la mia educazione".
    Grandi protagoniste sono le opere composte da mattoncini Lego, che riprendono, mutandole ironicamente, alcune importanti opere della tradizione pittorica occidentale. In mostra diversi capolavori della pittura rinascimentale, barocca e moderna subiscono questa irriverente trasformazione, come la Venere dormiente di Giorgione, a cui Ai Weiwei aggiunge una gruccia per ricordare gli aborti autoindotti prima della legalizzazione dell'interruzione di gravidanza o l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, dove il personaggio di Giuda ha le fattezze dello stesso Ai Weiwei. Direttamente ispirate alla tradizione pittorica bolognese e realizzati espressamente per la mostra a Palazzo Fava, sono invece gli ironici rifacimenti dell'Atalanta e Ippomene di Guido Reni, dell'Estasi di Santa Cecilia di Raffaello e di una Natura Morta di Giorgio Morandi. (ANSA).
   

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