COLOSSEO -Il Colosseo che racconta se stesso, dalle origini fino all'età contemporanea attraverso reperti, utensili, modelli in scala, dipinti, installazione: è la grande mostra allestita dall'8 marzo al 7 gennaio 2018 nell'ambulacro del secondo ordine dell'Anfiteatro Flavio, che racconta la storia millenaria del monumento, visitato ogni anno da circa 6,5 milioni di persone. Tra capitelli riccamente decorati e vedute settecentesche, si possono scoprire anche i più recenti ritrovamenti archeologici, emersi durante l'ultima campagna di restauro, come il camminamento dei soldati a guardia della fortezza dei Frangipane, edificata dentro al Colosseo intorno al 1130.
Intitolata 'Colosseo. Un'icona', la rassegna è stata infatti ideata e organizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l'area archeologica centrale di Roma in collaborazione con Electa, al fine di illustrare, a chi arriva da tutto il mondo, cosa sia stato e cosa sia diventato l'anfiteatro più grande e famoso. E' una mostra che corona oltre un decennio di esposizioni, attraverso le quali è stato possibile approfondire a rotazione i suoi vari impieghi. Ma è la prima in assoluto che, appunto arricchita dai risultati inediti dei recenti scavi e restauri, documenti anche il periodo medievale, quando il Colosseo pullulava di vita, cripte, chiese, botteghe, edifici residenziali di grandi famiglie aristocratiche e umili dimore, edificati tra le frondose arcate e le alte volte.
''Questa mostra è una summa di esperienze e studi, la prima che parli del Colosseo dopo l'impiego che ne fecero i Cesari'', ha detto alla vernice stampa il direttore del Colosseo, Rossella Rea curatrice dell'iniziativa in collaborazione con Serena Romano e Riccardo Santangeli Valenzani. Una documentazione che diventa imprescindibile di fronte ai flussi di visitatori, troppe volte ignari di cosa stanno vedendo, tanto da far seriamente pensare alla messa a punto di un museo del Colosseo, ha aggiunto il Soprintendente Francesco Prosperetti. E comunque l'anfiteatro Flavio, ha proseguito, è al centro di un progetto più vasto finalizzato a ricollocare il monumento al centro di Roma, di nuovo interconnesso con la città, mentre nel secondo '900 ha finito per diventare una sorta di ''boa per il traffico'', ''terra di conquista di paninari e centurioni''. Il percorso espositivo cerca di dare un senso a questa trasformazione, scandito da bellissimi plastici.
Il primo è lo spettacolare lavoro ligneo, risultato degli studi condotti sul Colosseo, dall'architetto ed ebanista Carlo Lucangeli, eseguito tra il 1790 e il 1812 e restaurato nel 2000. In mostra anche una serie di reperti che illustrano i primi secoli di vita del Colosseo, come l'epigrafe inaugurale, un'architrave in marmo rinvenuta nel 1813 durante gli sterri dell'arena.
La grande sezione dedicata al periodo medioevale è quella che presenta le maggiori curiosità. Soprattutto perché i terremoti distruttivi che colpirono a più riprese la città eterna ne avevano cambiato sia l'aspetto sia la funzione. ''Sono rimaste solo flebili tracce'', ha sottolineato la Rea, che però stanno riemergendo e via via vengono interpretate e riproposte. Se la fine dell'uso quale edificio da spettacolo, nel corso del VI secolo, non comportò l'abbandono del Colosseo, al contrario per il monumento si aprì una nuova fase di vita. A partire dall'XI secolo, alcuni documenti d'archivio mostrano come molti degli ambienti dell'antico anfiteatro fossero ormai occupati da strutture funzionali, definite cryptae. Gli scavi condotti all'interno del monumento a partire dal 2011 hanno consentito di metterne in luce almeno due, databili tra XII e XIII secolo. Ma c'erano anche palazzi delle famiglie più importanti di Roma, prima di tutte quella dei Frangipane. La prima notizia di un loro complesso fortificato nel Colosseo è relativa al 1130, mentre nel 1204 la fortezza è coinvolta negli scontri contro un'altra famiglia, quella degli Annibaldi, che a lungo contende loro il possesso del monumento. Un anno fa, ha raccontato Rossella Rea, grazie a un ponteggio nella parte più alta del lato meridionale, è stato scoperto un camminamento esterno per il passaggio dei soldati. Si è potuto ricostruirlo grazie ai fori per il passaggio delle travi, che hanno fatto capire che la nuova struttura era stata costruita anche internamente nella parte della cavea. Ed ecco i progetti che mostrano la realizzazione di chiese (ce n'erano ben sei) e i dipinti che le raffigurano. Bellissime le vedute settecentesche di Van Vittel, così come le stampe di Piranesi, nonché le celebri interpretazioni romaniche di una meta divenuta primaria nel Grand Tour. Il '900 non fa mancare, dopo il ventennio fascista, la sua versione Pop (Renato Mambor) o quella espressionista di Guttuso, fino a Paolo Canevari che trasforma l'anfiteatro Flavio in uno pneumatico.
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