ROMA - L'azzurro della fascia decorativa brilla nell'oscurità. Poco più in là si distingue invece un mosaico con tessere bicolore. E poi, la scoperta più importante, con due file di blocchi in peperino di epoca imperiale che per la prima volta ne segnano con precisione il limite orientale e le decorazioni in alzato, quelle cioè che permettono di dare una nuova dimensione tridimensionale all'edificio. È così che la Porticus Minucia, uno dei luoghi più cari ai Romani perché sede fino al III d.C. delle frumentationes, le distribuzioni gratuite di grano al popolo della città, si è rivelata dalle fondamenta di Palazzo Lares Permarini, in via delle Botteghe Oscure, nella parte meridionale di Campo Marzio. La scoperta, che ha visto la collaborazione tra Finint Investements e la Soprintendenza speciale di Roma, è avvenuta durante i lavori di ristrutturazione del palazzo, dove dal 28 marzo aprirà le porte il nuovo hotel 5 stelle della linea Radisson Collection, ma sarà fruibile a tutto il pubblico, non solo dagli ospiti della struttura.
"Roma non finisce mai di regalare sorprese e nuovi elementi di conoscenza", racconta la soprintendente Daniela Porro. Il ritrovamento, dice, consegna agli studiosi "un nuovo fondamentale tassello alla conoscenza della Porticus", la cui "collocazione era nota anche grazie alla Forma Urbis", ma della quale "oggi è possibile ricostruire in modo estremamente attendibile, e come mai prima, l'aspetto". Eretta da Marco Minucio Rufo dopo il trionfo sugli Scordisci nel 106 a.C. e tra gli edifici ricostruiti da Domiziano dopo l'incendio dell'80 d.C., la Porticus Minucia in età imperiale era composta da un ampio quadriportico con doppio colonnato a cingere una vasta piazza scoperta. Al centro, un imponente tempio, da alcuni identificato con quello per i Lari Permarini e da altri con il tempio delle Ninfe, attorniato da fontane. "Gli studiosi sapevano fosse qui - prosegue Porro -. Alcuni resti si possono vedere anche di fronte, alla Crypta Balbi, una delle quattro sedi del Museo nazionale Romano. Ma ne conoscevamo in qualche modo solo la base, la pavimentazione". "Il rinvenimento è eccezionale per la portata storica del monumento - aggiunge l'archeologa Marta Baumgartner -. È stato un colpo di fortuna, un po' pilotato", sorride. In quell'area del Palazzo il progetto originario prevedeva infatti dei locali tecnici per gli impianti dell'hotel. "Abbiamo fatto un carotaggio, ovvero una perforazione verticale a grande profondità - spiega - e da lì è stata individuata una porzione importante di travertino. A quel punto abbiamo chiesto alla società di poter indagare maggiormente, sperando di trovare esattamente quello che abbiamo rivenuto".
La proprietà, sottolinea, "non solo si è appassionata, ma si è fidata di noi". Ecco allora che nello spazio museale allestito modificando il progetto originario, con tanto di video che contestualizza e ricostruisce la Porticus in 3D, si vedono tornati alla luce quei blocchi di peperino con gli alloggiamenti per le grappe di ferro che costituivano l'alzato dei muro, i rivestimenti in marmi colorati provenienti da ogni parte dell'impero, porzioni di pavimentazione in scaglie di travertino e anche pezzi muratura di edifici che si addossarono alla Porticus in fase successiva". Un grande risultato, dice Mauro Sbroggiò, Ad di Finint Investments, frutto della collaborazione tra "una soprintendenza sensibile e un investitore privato attento alla rigenerazione urbana e al contesto in cui opera. Ora si stanno studiando le modalità di visita con le proprie guide, ma anche contattando quelle che operano in città, perché sappiano che qui c'è una tappa fondamentale della storia di Roma antica".
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