GENOVA - Non solo ruggenti. Incerti, sospesi, dominati dall' inquietudine.
Il racconto si snoda in nove sezioni. Dai Volti del Tempo - una lunga galleria di ritratti per mano di Gino Severini, Giorgio de Chirico, Felice Casorati, Achille Funi, Baccio Maria Bacci, Ubaldo Oppi, Carlo Levi, Alberto Savinio, Fillia, Pippo Rizzo - al capitolo dedicato alla fine della guerra, quando la retorica propagandistica concentrò l' attenzione sull' edificazione di sacrari, cimiteri e monumenti in memoria dei combattenti e "distolse la popolazione da una cosciente elaborazione del lutto, privilegiando la celebrazione dell'eroe". Sotto il tema dell'attesa ecco la pittura di silenzio, incanto e stupore di Carlo Carrà, Antonio Donghi, Felice Casorati, Virgilio Guidi, Piero Marussig, Ottone Rosai, Cagnaccio di San Pietro, Arturo Martini. Il clima di disagio psicologico e di tensione sociale determinati anche dalle trasformazioni tecnologiche è espresso da Mario Sironi e Leonardo Dudreville. La dimensione dell' angoscia e dell' incubo, conseguenza delle esperienze traumatiche provocate dalla guerra, è affidata ai dipinti di Primo Conti, Gigiotti Zanini e Scipione, Alberto Martini e Dario Wolf. Per la celebrazione futurista della macchina ecco Mafarka il futurista di Filippo Tommaso Marinetti, il manifesto del 1922 "L' arte meccanica" di Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini, fino all' eloquente "L'angoscia delle macchine" di Ruggero Vasari, del 1925. L'uomo che si trasforma in marionetta o macchina si ritrova nelle opere di Gino Severini, Gian Emilio Malerba, Adolfo Wildt, per arrivare a Fortunato Depero, Nicolaj Diulgheroff, Mino Rosso, Thayaht. E poi la grande pagina della nostalgia e del passato di Achille Funi e Felice Carena, e il fascino di ricerche mistiche, magiche e misteriose, come, pur nelle differenze, per Tullio Garbari, Sironi, Ferruccio Ferrazzi. Chiudono la mostra le opere riferite ai "ruggenti anni venti" intesi dall' immaginario culturale d' oltreoceano come epoca di spensieratezza, bellezza e edonismo vissuta nelle principali capitali europee prima del tracollo. "L'esplosione di eleganza e lusso, voglia di divertimento e evasione - sottolineano i curatori - proprio nella sua dimensione effimera, rappresentò l'altra faccia dell' età dell'incertezza".
" Gli anni venti - scrive nel testo in catalogo Fabio Benzi - si muovono un po' ovunque secondo indirizzi disparati, contrapposti, tra utopia e fuga dalla realtà, tra pessimismo e ottimismo, tra classicismo ed espressionismo, tra astrazione e realismo. Spesso intrecciandosi: ed è questa ambiguità che rende così originale ed unico quel periodo, dove emerge una varietà di istanze che rende l'arte italiana una delle espressioni collettive più alte del tempo, in continuo, quasi ossessivo dialogo con l'Europa".
Incerti e sospesi, Anni Venti in Italia
A Genova dal 5 ottobre il grande racconto di un'epoca cruciale