TORINO - La tragedia dell'amianto è in mostra a Torino. Un'esposizione nel Palazzo del Rettorato racconta una storia lunga secoli, da Plinio il Vecchio che nel I secolo dopo Cristo scrive a un amico di 'non comprare schiavi che abbiano lavorato nelle miniere di amianto perché muoiono giovani' a Primo Levi che in quella di Balangero ci lavorò e ne scrisse nel 'Sistema Periodico', fino al 1992 quando l'Italia ne bandì l'uso.
Eppure molto presto ci furono coloro che ne avvertirono la pericolosità. A dimostrarlo un ricco materiale d'archivio prodotto dall'ateneo, come il carteggio datato 1938 tra Giacomo Mottura, professore di Anatomia e istologia patologica e il patologo tedesco Martin Nordmann e la tesi di laurea del 1910 del medico Giorgio Castagneri. Per non parlare della denuncia che ne fece Italo Calvino nel 1954 sulle pagine de L'Unità.
La mostra mette in evidenza come la conoscenza sulla pericolosità dell'amianto andò in modo inversamente proporzionale alla sua diffusione. Mentre negli anni '60 del Novecento la scienza aveva messo punti fermi su questo aspetto, l'industria ne aumentò l'utilizzo. In mostra non soltanto gli stabilimenti Eternit, fucina di migliaia di lavoratori morti di cancro, l'Amiantifera di Balangero e Corio (la più grande d'Europa), il giacimento del Monte San Vittore, ma anche gli oggetti più comuni messi sul mercato, dai ferro da stiro alle tovaglie ai giocattoli per i bambini, tutti costruiti con amianto. Alla presentazione non poteva mancare Casale Monferrato, il più colpito in Italia dalla tragedia amianto, nelle persone della sindaca Tutti Palazzetti e l'assessora Cristina Fava. Capofila di 48 Comuni, ha già bonificato 1 milione e mezzo di metri quadrati su duemila. La mostra è stata organizzata dal Centro Scansetti, Rsa (Società per il Risanamento e lo sviluppo ambientale dell'ex miniera di Balangero), dal Museo regionale di Scienze Naturali, dall'Università di Torino.
La tragedia dell'amianto in mostra
Allestita all'Università di Torino fino al 9 giugno