(di Marzia Apice)
(ANSA) - TORINO, 21 AGO - Ci ha pensato la pandemia a far
balzare di nuovo in primo piano le condizioni occupazionali,
sbattendoci in faccia negli ultimi mesi non solo la tragedia
delle vittime del virus ma anche i problemi delle tante, troppe
classi di lavoratrici e lavoratori lasciati senza diritti e
quindi senza prospettive né libertà. Difficile immaginare un
nodo tra quelli ancora da sciogliere più attuale del lavoro, con
le sue dinamiche spesso distorte nel mondo capitalista, un tema
che sarà al centro di "Vogliamo tutto", collettiva a cura di
Samuele Piazza con Nicola Ricciardi, in programma a Torino dal
23 settembre negli spazi di OGR Officine Grandi Riparazioni. Un
percorso allestito fino al 16 gennaio 2022 sulla trasformazione
del lavoro nel contesto post-industriale e digitale, tra
coscienza e disillusione, precarietà e riscatto, che prende le
mosse e il titolo da "Vogliamo tutto", romanzo di Nanni
Balestrini sulla lotta operaia a Torino pubblicato 50 anni fa,
nel 1971: a riflettere su condizioni, sfide e criticità presenti
nel mondo dell'occupazione contemporanea sono stati chiamati 13
artisti, Andrea Bowers, Pablo Bronstein, Claire Fontaine, Tyler
Coburn, JeremyDeller, Kevin Jerome Everson, LaToya Ruby Frazier,
Elisa Giardina Papa, Liz Magic Laser, AdamLinder, Sidsel
Meineche Hansen, Mike Nelson, Charlotte Posenenske, che per
l'occasione costruiscono un ideale ponte tra quella
pubblicazione e ciò che accade oggi. Attraverso installazioni,
sculture, video e performance (in perfetto dialogo con il
complesso industriale di fine Ottocento delle OGR), gli artisti
non vogliono certo proporre facili soluzioni ma solo spingere il
singolo fruitore a interrogarsi sulla propria posizione
lavorativa ripensandola anche alla luce di una dimensione più
collettiva. L'obiettivo che anima la mostra è dunque ricollocare
le riflessioni contenute nel libro di Balestrieri, incentrate
sulla stagione delle lotte politiche e sociali - la voce era
quella della classe operaia in sciopero contro lo sfruttamento,
che rivendicava le proprie aspirazioni a migliori condizioni di
lavoro, salari commisurati allo sforzo, tempo libero e il
diritto a un reddito estraneo al lavoro salariato - in un
contesto come quello contemporaneo, in cui l'idea del posto
fisso quasi non esiste più e ci si sta allontanando dalla
produzione industriale. Diverse le domande che emergono nel
percorso, volte a indagare quale sia stato il seguito delle
lotte e del rivendicazioni degli anni '70 e se abbia ancora
senso una affermazione massimalista come "Vogliamo tutto" in
un'epoca come quella in cui viviamo, caratterizzata dalla quasi
assenza di distinzione tra tempo libero e impegno lavorativo.
(ANSA).
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