NUORO - L’elica e la luce. Le futuriste.
Le cose andarono però diversamente e l’esposizione, curata da Chiara Gatti e Raffaella Resch, con la direzione artistica di Lorenzo Giusti, rintraccia - attraverso oltre 100 opere fra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d'arte applicata - l’operato di un gruppo di artiste e intellettuali di primo piano nella ricerca estetica d'inizio secolo. Si tratta di donne indipendenti
che hanno lavorato dagli anni dieci fino agli anni quaranta, firmando i manifesti teorici del futurismo, partecipando alle mostre, sperimentando innovazioni di stile e di materiali in ambiti trasversali quali le arti decorative, la scenografia, la fotografia e il cinema, ma anche la danza, la letteratura e il teatro. Tra i nomi spiccano quelli di Valentine de Saint-Point, di Brunas, di Alma Fidora, di Benedetta, di Marisa Mori, di Adele Gloria e del gruppo di coloro che collaborarono a “L’Italia futurista”.
La mostra, che vanta prestiti in arrivo da collezioni pubbliche e private italiane, con opere anche poco conosciute, prende le mosse dal Manifeste de la Femme futuriste, pubblicato da Valentine de Saint-Point il 25 marzo 1912, in risposta alla Fondazione e Manifesto del Futurismo di Marinetti pubblicato a Parigi nel 1909 su “Le Figaro”.
Il percorso individua i caratteri di una ricerca collettiva “che, libera da stereotipi e luoghi comuni– testimonia la profondità di una riflessione estetica condivisa dalle donne del gruppo”, spiegano gli organizzatori.
Ogni capitolo del percorso, che procede per macro-temi – il corpo e la danza, il volo e la velocità, il paesaggio e l'astrazione, le forme e le parole – documenta una vena particolare delle artiste futuriste
La mostra racconta le affascinanti biografie di ciascuna di loro, che s’intrecciano con la vita artistica e culturale del periodo (i salotti, le maggiori mostre nazionali, le riviste, i teatri) ma si ambientano anche sullo sfondo di un paese eccitato dal progresso e ferito dal primo conflitto mondiale.
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