(ANSA) - PALERMO, 24 GIU - Nascono ogni tanto degli artisti
scandalosi, eccentrici, che riuniscono in sé tutti gli opposti.
Razionale e irrazionale, cinico e sentimentale, classico e
anticlassico, Pierpaolo Pasolini è stato il più grande di questi
solitari innovatori del linguaggio e delle immagini nel secondo
Novecento italiano.
L'incontro fra Gulino e Pasolini è antico. Il pittore rimase
folgorato dalla visione dell'episodio de "La ricotta" nel super
censurato film "Ro.Go.Pa.G." (dalle iniziali dei registi
Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti) del 1963. Da allora
la poetica dell'autore di "Una vita violenta", la grande
vocazione figurativa dei suoi film sospesi fra neorealismo e
manierismo, hanno dato l'input a un percorso che indaga "le
ragioni dell'anima e della sua condanna all'interno di una forma
primitiva", come scrive Gulino a sottolineare il significato di
un linguaggio che si compie nei tanti ritratti di Pasolini
realizzati. In essi reinterpreta il volto così scavato e
peculiare del ragazzo di vita e del grande poeta, con molte
citazioni da quei manieristi che lui tanto amava, proprio per il
loro sguardo obliquo che scompaginava la classicità. Sono opere
intense, dense di materia pittorica, che rendono appieno la
diversità e la fluidità di un uomo che, come nessun'altro, ha
saputo rendersi interprete di tempi mutevoli e affannati. Bella
anche la Crocifissione con quel rosso intenso, tipico di
Pontormo, in cui la figura del Cristo sospeso su una Croce
appena accennata richiama la vicenda tragica e cruda del barbone
affamato, scritturato per fare la comparsa e morto, per davvero,
in croce per indigestione. Le opere, tutte tecniche miste su
materiali riciclati, hanno tagli compositivi che enfatizzano il
pensiero dell'autore, diventando scrittura segreta, superfici
graffiate da una rabbia antica. Ma tutte hanno in Pasolini un
compagno di viaggio, anche quando non è presente, perché, come
scrive la curatrice della mostra Laura Anello, "Pier Paolo lo
accompagna, come un fratello di pensiero. Un fratello maggiore".
Nato a Sciacca, Gulino attualmente vive fra la sua città
natale e Roma. Suo il ciclo di opere dedicato all'isola
Ferdinandea, che l'artista legge come "isola pensante", che
scompare per non divenire mira di potenti.
La mostra, organizzata nel centenario di Pasolini dal
Servizio biblioteca e archivio storico dell'Ars, è visitabile
fino al 27 luglio con apertura il lunedì, venerdì, sabato e
domenica. (ANSA).
Mostre: 'Pasolini clandestinus' raccontato da Franco Gulino
Fino al 27 luglio a Palazzo Reale l'esposizione dell'artista