Ventisette immagini tratte dalla campagna fotografica che Fulvio Roiter realizzò nel 1955, su incarico della casa editrice svizzera Guilde du Livre, per illustrare i Fioretti di San Francesco. Scatti con cui il grande fotografo intraprende un viaggio lungo gli itinerari francescani attraverso l'Umbria rurale e appenninica più remota, tramandando il ricordo di un mondo cristallizzato per secoli, che nel giro di pochi decenni subirà le trasformazioni dovute a una modernità pervasiva che ne ha modificato molti caratteri e reso flebile la memoria.
L'iniziativa inaugura infatti "Camera Oscura. La Galleria Nazionale dell'Umbria per la fotografia", un progetto a cura di Marina Bon Valsassina e Costanza Neve che ha trovato casa in un luogo allestito lungo il percorso espositivo permanente del museo perugino. Uno spazio che evoca per le sue stesse caratteristiche architettoniche proprio una "camera oscura", ideale per ospitare così altri "tesori" a far compagnia a quelli in esposizione all'interno della Galleria.
Il titolo della rassegna, "Camera Oscura", ha spiegato durante l'anteprima per la stampa il direttore dei Musei Nazionali di Perugia - Direzione regionale Musei Umbria, Costantino D'Orazio, "ci è stato suggerito dallo spazio della Exhibition box, il quale assomiglia a uno scrigno avvolto da luci soffuse e da ombre dominanti".
Uno spazio quindi perfetto per esporre, a cadenza semestrale, i grandi maestri della fotografia: "Ci è sembrato doveroso iniziare - ha proseguito D'Orazio - con un omaggio al territorio, raccontato dallo sguardo innamorato di Fulvio Roiter, il quale indaga non i luoghi più conosciuti e rappresentativi, ma quell'Umbria che non ti aspetti e che 'sbuca' improvvisamente, con un portato tradizionale e culturale che ha un sapore mitico e archetipico".
L'obiettivo di Roiter coglie così vicoli in cui si incontrano volti di bambini sorpresi a giocare con le ceste di vimini o intenti a portare dai campi il peso di una sacca piena di frutta e verdura. Paesaggi innevati solcati dal passo lento dei muli o dal segno commovente di piccole croci sbilenche in ferro battuto, borghi deserti perché di giorno tutti gli abitanti sono impegnati a coltivare la terra e accudire gli animali. Le immagini restituiscono quindi l'atmosfera di una vita lenta, in cui le architetture si innestano perfettamente con il paesaggio e le persone sembrano convivere in armonia con la natura.
"A molti anni di distanza dalla sua realizzazione, l'Umbria di Fulvio Roiter resta un lavoro straordinario" ha sottolineato anche la curatrice Mauro che poi ha aggiunto: "Il racconto appassionato di un territorio appena scoperto e subito amato, l'omaggio a un testo antico e attuale e, insieme, la prova di quel che un autore può realizzare quando il suo sguardo è allenato, la mente pronta, i sensi all'erta".
La mostra, realizzata con il supporto de L'orologio società cooperativa - Business Unit Sistema Museo, è arricchita da un video che propone tutte le immagini del reportage, pubblicate nel volume "Ombrie terre de Saint François" (1955) e una biografia ragionata dell'artista. Le esposizioni che si avvicenderanno all'interno del progetto "Camera oscura", nel loro insieme - è stato infine evidenziato dalle curatrici della rassegna - hanno lo scopo di sottolineare attraverso le immagini fotografiche il filo rosso che lega l'arte del passato al nostro presente in una continuità di linguaggi e tecniche diverse.
Finita la mostra su Roiter, in autunno sarà la volta di "Robert Doisneau tout court" (26 ottobre - 20 marzo 2025), appuntamento dedicato a uno dei fotografi del Novecento tra i più amati dal grande pubblico.
Fulvio Roiter, in mostra e la sua 'storia d'amore' con l'Umbria
L'esposizione inaugura 'Camera Oscura', spazio per la fotografia