Regioni

Rodin, a Treviso l'emozione del genio

Opere maggiori da Musee Parigi per chiusura centenario

Redazione Ansa

  MUSEO DI SANTA CATERINA  -Il grigio Provenza esalta il bianco opaco dei gessi, il lucido brillante dei marmi e le sfumature quasi evanescenti del bronzo delle opere di Auguste Rodin, nell'allestimento in chiaroscuro, splendidamente illuminato, del Museo di Santa Caterina di Treviso che rinasce insieme al genio del grande scultore francese con nuova vita dopo il restauro della sala ipogea. In occasione della chiusura delle celebrazioni del centenario della scomparsa di Rodin (1840-1917), il Musee di Parigi che porta il suo nome - e si avvia ad un radicale restauro - cede fino al 3 giugno le sue opere maggiori a Treviso per una mostra, 'Rodin. Un grande scultore al tempo di Monet', curata da Marco Goldin. Si tratta di 25 disegni e 50 sculture, che in tre grandi sale del museo, in cui erano ospitate le scuderie, seguono il semplice percorso cronologico della vita e dell'arte di quest'uomo che inseguiva l'idea più alta della vita come pura e mai finita espressione dell'anima umana. C'è il nucleo del suo percorso, ovvero La porta dell'inferno, quasi un magma indistinto di storie da cui Rodin ricavò molte delle sue sculture, i busti, i bozzetti, le teste, parti di un universo frammentato e frammentario in cui l'amore con Camille Claudel, sua musa, fu uno dei nodi fondamentali. Si ritrovano qui, di quell'amore, tracce importanti, come il ritratto che la stessa Camille fece a Rodin, e quello che l'artista, alla fine della loro storia, sublimò nello splendido marmo de Il pensiero in cui la donna esce dall'indistinto blocco e sporge appena con il suo bel viso come fosse un evanescente doloroso ricordo. L'incompiuto appunto, come spiega Goldin, "che lega Rodin all'ultimo periodo di Michelangelo di cui fu grandissimo ammiratore". Prima e dopo il viaggio in Italia del 1876, se ne trovano tracce evidenti come in opere come la meravigliosa Età del bronzo. Spiega Marco Goldin - facendo da guida all'inaugurazione per la stampa avvenuta oggi - che "la scultura sembra lontana da noi come preferenza e sentimento del mondo" eppure, anche se "meno popolare", come sostiene il curatore, l'emozione che sono capaci di infondere opere come Il Pensatore, Il Bacio o il Ritratto di Balzac che chiude simbolicamente l'esposizione sono indubbie. In ogni caso trovano spazio anche due capolavori che contengono e dialogano con il resto dell'esposizione, come Le reti da pesca a Pourville di Claude Monet e Il pensatore di Monet nel parco del dottor Linde a Lubecca, che valgono da soli la visita. E il percorso prosegue idealmente anche nel confronto con Arturo Martini con l'omaggio che coinvolgerà il rinnovato museo Luigi Bailo: oltre 100 opere tra sculture, ceramiche e incisioni. Insomma vale la visita a Treviso. 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it