VENEZIA - C'è un filo sottile, forse ideale o forse solo casuale, che sembra accomunare a metà del secolo scorso le "storie" di Osvaldo Licini, l'artista-poeta solitario radicato al suo paese nelle Marche, Monte Vidon Corrado, e Peggy Guggenheim, collezionista-mecenate statunitense che portò e fece conoscere in Italia, con il suo arrivo a Venezia, le nuove avanguardie d'oltreoceano, Pollock su tutti. Licini uscì da un lungo isolamento per partecipare con due opere alla Biennale di Venezia del 1948, la prima dopo la guerra; Peggy lo stesso anno sbarcava in laguna, 'invadendo' il padiglione greco della Biennale con i suoi artisti.
Osvaldo Licini alla Guggenheim Venezia
Cento opere in mostra a cura Luca Massimo Barbero