VENEZIA - "Sarebbe magnifico", dice Giulio Manieri Elia, confermato per il prossimo quadriennio alla direzione delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, riguardo all'idea di realizzare la copertura della Corte Gotica con un intervento che permetterebbe di ripensare e dare ordine al flusso dei visitatori, con la definizione di uno snodo centrale del vasto complesso chiamato a svolgere una funzione simile a quella della Piramide di Pei al Louvre. Per "il più grande museo di arte veneta al mondo" - dai fondi d'oro del Trecento ai Vivarini, ai Bellini, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Tiepolo, Canaletto, Guardi e Canova, fino alla pienezza dell'Ottocento - l'intervento sarebbe la classica "ciliegina" a chiusura di un vasto ciclo di interventi sui piani architettonici ed espositivi cominciati nel 2006.
"Certo - rileva Manieri Elia - l'obiettivo principale è concludere entro il 2024 gli ultimi lotti dei lavori del progetto denominato 'Grandi Gallerie', ma sarebbe bello mettere in cantiere il progetto, ancora tutto da costruire, della copertura della Corte Gotica. È un tema da un punto di vista architettonico molto complesso che porterebbe, tra le altre cose, alla separazione tra ingresso e uscita, a percorsi dedicati per la permanente e le mostre temporanee. Dovrà lavorarci un architetto attento al rapporto con le preesistenze e di vasta esperienza museale. Va tutto studiato e intenderemmo avvalerci del supporto della Direzione Generale Musei".
Per il momento c'è un'idea di massima, una sorta di sogno ad occhi aperti - "ce la immaginiamo come una bolla, una struttura molto leggera naturalmente climatizzata" - una parte dei fondi sono già disponibili. Intanto, "il museo che lavora" - come lo definisce il direttore - che dopo la pandemia ha aperto per primo le porte alla città - "è stato il segno della funzione primaria che deve svolgere un museo dello Stato cioè essere al servizio per i cittadini" - lavora per il futuro.
In cantiere, entro autunno, il completamento dell'allestimento del corridoio palladiano con opere della seconda metà del '500, mentre per il prossimo anno si lavora a una mostra su Tiziano giovane, partendo da un dipinto in collezione, "Tobiolo e l'angelo". A settembre l'esposizione, in dialogo con i gessi canoviani anche per celebrarne il suo centenario, dei lavori in vetro dell'artista giapponese Ritsue Mishima, nell'ambito della settimana del Vetro a Venezia.
Nell'ufficio di Manieri Elia, in un mezzanino, c'è un dipinto di Emilio Vedova, mentre sotto ci sono le sale che accolgono la mostra di Anish Kapoor, uno degli artisti contemporanei più conosciuti al mondo e una sua opera di un nero "assoluto" è stata posta nella prima sala delle Galleria accanto ai fondi d'oro. "Il nostro core business - spiega il direttore - è certo l'antico, ma il contemporaneo fa parte del nostro Dna" e ricorda che nel 1817, all'apertura pubblica delle Gallerie, nella sala assieme ai dipinti rinascimentali c'era un'opera del contemporaneo Canova, morto poi nel 1822.
Se l'incontro tra antico e contemporaneo - si pensi alla presenza della Biennale - è nello spirito più intimo di Venezia, per le Gallerie è anche un viatico nel processo di incontro di pubblici diversi. Con Kapoor, la biglietteria ha registrato da aprile un forte incremento di giovani visitatori, tra i 18 e i 25 anni, e nei primi sei mesi dell'anno, sono stati staccati oltre 180 mila biglietti, rispetto ai 305 mila dei tutto il 2019, "che pure è stato un buon anno". Ma i benefici vanno oltre i biglietti, visto che la passata mostra di Baselitz nel 2019 si è conclusa con la donazione da parte dell'artista di un disegno.
Riguardo alla vastissima collezione di disegni e opere grafiche delle Gallerie, entro fine anno dovrebbe essere aperta una specifica sala espositiva e l'ospite d'onore a tempo, appena avrà finito il suo periodo di riposo dopo l'esposizione del 2019, sarà l'Uomo Vitruviano di Leonardo.
Gallerie Accademia Venezia, 'una copertura per la Corte Gotica'
Il direttore, 'il dialogo con il contemporaneo è nel nostro Dna'