NEW YORK - Due iniziative di scambio culturale legano quest'estate Sardegna e Sicilia al Metropolitan di New York. Dal 25 maggio sarà esposto nelle gallerie greco-romane del museo uno dei celebri Giganti di Mont'e Prama.
Mentre sono già arrivati nel museo sulla Quinta Strada tre oggetti provenienti dagli scavi antichi di Selinunte in prestito a lungo termine dal museo archeologico Antonio Salinas di Palermo. In cambio il Met ha prestato per tre anni al Salinas quattro brocche cipriote dalla collezione Cesnola datate al 750-600 avanti Cristo.
Gli scambi sono un ulteriore segnale del disgelo tra Italia e Metropolitan dopo il braccio di ferro di una ventina di anni fa che portò al rimpatrio del vaso di Eufronio e degli argenti di Morgantina. Nel frattempo il Met ha avviato un radicale esame di coscienza sulla possibilità che all'interno delle sue collezioni possano esserci opere di dubbia provenienza e la scorsa settimana ha annunciato la creazione di una task force incaricata di passare in rassegna pezzi sospetti partendo da quelle arrivate al museo tra gli anni Sessanta e i Novanta attraverso galleristi che messi sotto inchiesta: tra questi il britannico Robin Symes, Giacomo Medici, Pasquale Camera, Gianfranco Becchina, solo per citarne alcuni.
Lo scambio con la Sicilia ricade negli accordi presi sul tesoro di Morgantina che il museo acquistò tra 1981 e 1982 in Svizzera: al momento della restituzione era stato previsto che facessero ogni quattro anni la spola tra Aidone e New York, ma l'anno scorso fu deciso che sarebbero rimasti per sempre in patria per non sottoporli a pericolosi stress durante il viaggio transatlantico. In cambio era stata decisa l'iniziativa dei prestiti triennali: ed ecco dunque al Met i tre pezzi da Selinunte, una metopa, un altarino di terracotta e una lampada di marmo, tutti provenienti da scavi antichi di un sito in cui è attualmente al lavoro, dal 2006, il vicino Institute of Fine Arts della New York University. "Il Metropolitan è onorato di aver approfondito la sua lunga collaborazione con l'Italia attraverso questo nuovo accordo", ha detto il direttore del museo americano Max Hollein, mentre la collega Caterina Greco del Salinas ha sottolineato il ruolo importante che il museo ha assunto negli ultimi anni nel contesto delle relazioni tra istituzioni culturali istituzionali, "relazioni che, in aggiunta allo scambio delle opere, puntano a costruire comunità scientifiche ispirate ai criteri dell'autentica reciprocita".
Intanto il Met si prepara a stendere il tappeto rosso per Manneddu, come è soprannominata la gigantesca scultura di calcare prestata dalla Fondazione Mont'e Prama e parte di un complesso diventato ormai simbolo della Sardegna. Alta oltre due metri, la statua datata 900-750 avanti Cristo sarà esposta per sei mesi, fino al 6 dicembre, nelle gallerie greco-romane, per la prima volta negli Usa e solo la seconda volta fuori d'Italia: "Aiuterà il pubblico a scoprire la misteriosa cultura nuragica, il cui sito principale è tra il numero senza eguali di siti italiani dell'Unesco", ha commentato l'ambasciatrice italiana a Washington, Mariangela Zappia.
Sicilia e Sardegna in vetrina questa estate al Met
Accordi portano Selinunte e Mont'e Prama a New York