Stregata dal Mali fin dal suo primo viaggio, ormai più di trent'anni fa, Irene Lopez de Castro vuole "far viaggiare gli altri con la sua pittura".E ci riesce benissimo.
Sguardi intensi e fieri nei ritratti femminili, molti di loro dipinti su tavole e - come il resto delle oltre 30 opere esposte - con tecniche miste: olio, oro e acquarelli mescolati anche con il fango del "bogolan", una tecnica tradizionale imparata dall'artista in Mali.Bellissimi anche i taccuini di viaggio.Alla sala Dalì dell'Istituto Cervantes, dove la mostra è aperta fino al 15 aprile, sarà presentato mercoledì prossimo anche il libro autobiografico di Lopez de Castro, "Memorie del fiume Niger, il sogno di Timbuctù", un evento accompagnato dalla musica della kora di un "griot" africano. Nel corso degli anni la pittrice madrilena ha stretto amicizie durature con le donne di Timbuctù, che sente spesso ma non vede da tempo per i problemi di sicurezza nel Paese.Purtroppo, come lei stessa riferisce con tristezza, ora non è più possibile viaggiare nel nord."Ma - aggiunge - la speranza è che i maliani, stanchi di conflitti, trovino una soluzione e torni la pace nel Paese".
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