(di Ida Bini)
(ANSA) - VENEZIA, 14 MAR - E' la sede veneziana di Emergency
a Giudecca 212 a ospitare dal 15 marzo al 14 aprile la mostra
"Afghana", che raccoglie le fotografie di Laura Salvinelli
scattate nel Centro di Maternità di Emergency, presente da 20
anni ad Anabah, nella valle afghana del Panshir. Le immagini
raccontano storie di donne e di madri che vivono in un Paese
difficile e tormentato come l'Afghanistan, di mamme e dei loro
bambini e di giovani donne che hanno potuto realizzare il sogno
di diventare infermiere e dottoresse.
Gli scatti testimoniano i momenti del parto, gli attimi più
intimi e veri delle donne. «Mi sono posta la domanda di tutti i
fotografi: se sia giusto entrare nell'intimità degli altri», ha
commentato l'autrice «Credo che la risposta, sempre diversa,
dipenda da perché e da come si fa, l'importante è che quella
domanda lavori sempre dentro di noi».
Il reportage fotografico immortala il volto sorridente di
Zarghona che ha dato alla luce il primo figlio maschio; la
storia di Asuda che, grazie al Centro ha potuto studiare e
formarsi per diventare ostetrica. E ancora, di Marja che ha
iniziato a lavorare in Afghanistan con Emergency nel 1999; di
Monika e Keren, medical coordinator e ginecologa, che esprimono
tutta la loro felicità per i tanti bambini che hanno visto
nascere. Nel 2003, accanto al Centro chirurgico del Panshir
voluto da Gino Strada, Emergency ha aperto le porte del Centro
di maternità, ancora oggi l'unica struttura specializzata e
gratuita della zona che permette alle donne la formazione
necessaria per diventare infermiere, ginecologhe, ostetriche e
garantisce alla popolazione femminile di partorire in un
ospedale sicuro. Qui vengono effettuati ogni anno oltre 7mila
parti e visite a più di 487mila donne e bambini. In Afghanistan
la mortalità materna è 99 volte più alta di quella registrata in
Italia e il tasso di mortalità infantile 47 volte più alto. Una
donna su 14 muore per complicazioni legate alla gravidanza,
mentre un bambino su 18 muore prima di compiere i 5 anni. Ciò
anche a causa della difficoltà di accesso alle cure mediche,
alle resistenze della famiglia motivate da tabù culturali e
religiosi, ai costi da sostenere e alle distanze da percorrere.
Quarant' anni di guerre, il ritorno dei Talebani al governo, la
straordinaria siccità, l'aumento del prezzo di beni di prima
necessità, l'embargo internazionale e l'emergere di nuove
necessità sanitarie hanno provocato una situazione di povertà
assoluta per milioni di cittadini, ridotti alla fame e con
sempre maggiore difficoltà di accesso alle cure.
«L'Afghanistan è un pezzo importante della storia di Emergency»,
spiega Rossella Miccio, presidente della Ong che lavora in
Afghanistan dal 1999. «Tutt'oggi continuiamo a rimanere nel
Paese con tre ospedali chirurgici, il Centro di maternità e 41
posti di primo soccorso. La reputazione di cui godiamo tra la
popolazione locale non solo ha garantito sostenibilità alle
attività dei centri ma ha anche contribuito a dare forma e
sostanza a un nuovo ruolo delle operatrici sanitarie nella
regione. Diventare soggetti attivi nella società: è questa la
rivoluzione silenziosa delle donne afghane - spiega Rossella
Miccio - e attraverso la concretezza del nostro lavoro
quotidiano stiamo sostenendo questa grande battaglia. Oggi le
donne che lavorano con noi stanno diventando membri rispettati
dalle loro comunità, promotrici di cambiamento ed esempio per il
superamento dei modelli tradizionali».
La mostra, gratuita, è aperta dal mercoledì al venerdì, dalle 11
alle 16. (ANSA).
Afghana, storie di donne nelle immagini di Laura Salvinelli
La mostra nella sede di Emergency a Venezia, fino al 14 aprile