Pur di fronte ai numerosi segnali di allarme, non avrebbero adottato tutte le misure in loro potere per scongiurare il decesso della paziente 78enne Rosa Calderoni, morta secondo l'accusa per un'iniezione letale di potassio fatta all'ospedale di Lugo, nel Ravennate, dall'ex infermiera Ausl Daniela Poggiali. E' la ricostruzione della Procura di Ravenna che è costata il rinvio a giudizio per omicidio volontario con dolo eventuale all'allora primario e all'allora caposala, entrambi in pensione, del reparto di Medicina dell'ospedale lughese. Si tratta del 69enne Giuseppe Re e della 63enne Cinzia Castellani. Nel suo dispositivo, il Gup Antonella Guidomei ha fatto presente tra le altre cose che le difese si sono concentrate sulla mancanza del dolo, aspetto il cui vaglio spetterà all'istruttoria: processo al via il 27 febbraio 2019 davanti alla Corte d'Assise di Ravenna. Poggiali, condannata in primo grado e assolta in secondo, è in attesa di un nuovo appello dopo la Cassazione.
Si tratta di un provvedimento che ha carattere assolutamente straordinario", ha commentato l'avvocato Guido Magnisi, difensore di Re, parlando del rinvio a giudizio. "Ha una lunga motivazione dove il giudice
rappresenta i suoi dubbi sull'elemento soggettivo. Per la prima volta nella mia esperienza professionale, c'è un rinvio a giudizio con un'articolata e lunga ordinanza, dove il gup esprime i suoi dubbi tra dolo e colpa e ritiene di rimettere al giudice del merito la decisione. Sono molto sorpreso. Da un lato apprezzo questa sincerità, però ritengo che se non c'erano elementi per il dolo, bisognava rinviare a giudizio per la
colpa. Invece il giudice ha ritenuto di non avere gli elementi per sciogliere il dubbio".