Il fortino della sinistra italiana non ha mai subito un attacco così: per la prima volta, infatti, la Regione Emilia-Romagna sembra contendibile dal centrodestra che cercherà la storica impresa di conquistare la Regione dove si trova la cassaforte in termini di voti, militanti e finanziamenti del centrosinistra. Il presidente uscente Stefano Bonaccini ha il compito di difenderla dall'assalto mosso da Lucia Borgonzoni e della Lega di Matteo Salvini, impegnatissimo in prima persona in campagna elettorale, con il dichiarato obiettivo di vincere per dare una spallata al governo Conte.
A Bonaccini l'onere di condurre una battaglia che va ben oltre la conquista di una singola regione: in caso di vittoria, infatti, diventerà il campione di un centrosinistra in cerca di una nuova identità, il candidato capace di interrompere la serie negativa di nove elezioni regionali perse. Per riuscirci ha puntato tutto sull'idea del buon governo e sui record della Regione in campo di sanità, lavoro ed economia, cercando di farsi vedere in giro il meno possibile con i leader nazionali. Se dovesse uscire sconfitto, però, avrebbe legato indissolubilmente il proprio nome a una delle disfatte più sanguinose della storia elettorale della sinistra italiana.
La sua sfidante, Lucia Borgonzoni, è stata scelta e investita da Matteo Salvini, accettata più o meno a malincuore dagli alleati del centrodestra. Bolognese, senatrice, sottosegretaria alla cultura del primo governo Conte, ha invece ottenuto il sostegno molto concreto del proprio leader politico di riferimento. Matteo Salvini non ha infatti lasciato niente di intentato per cercare la vittoria epocale, che potrebbe creare numerosi grattacapi all'equilibrio della maggioranza di governo. Ha fatto una campagna elettorale capillare, per piazze e mercati, dalle principali città ai piccoli paesi.
E se gli avversari accusano Borgonzoni di nascondersi dietro a Salvini, il centrodestra replica che Bonaccini avrebbe usato la scusa della larga coalizione che lo sostiene per "oscurare" il simbolo del Pd. Col governatore uscente, infatti, oltre al Pd, ci sono Verdi, +Europa, Volt e il rassemblement della sinistra governista 'Emilia-Romagna coraggiosa'. Più una lista civica che raccoglie pezzi di società civile, ma anche di Italia Viva, Azione e Possibile. Con Borgonzoni il centrodestra classico: Lega, Fi, Fdi, Cambiamo e due liste civiche, delle quali una di stampo ambientalista.
Il M5s, dopo mesi di esitazioni e tentennamenti su una possibile alleanza con Bonaccini, ha scelto, con una votazione sulla piattaforma Rousseau, la via della corsa in solitaria. In campo c'è Simone Benini, consigliere comunale di Forlì che, per cercare di uscire dall'estrema polarizzazione della campagna elettorale fra i due principali sfidanti, ha scelto un profilo da attivista della prima ora, puntando forte sui temi ambientali.
Completano la griglia di partenza altri quattro candidati alla presidenza, sostenuti ognuno da una lista: Laura Bergamini del Partito Comunista, Marta Collot di Potere al Popolo, Stefano Lugli dell'Altra Emilia-Romagna e Domenico Battaglia del Movimento 3v (Vaccini vogliamo verità).
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