Riapre nuovamente al pubblico, con l'Emilia-Romagna in zona gialla, l'Opificio delle Acque, il nuovo Centro Didattico-documentale gestito da Canali di Bologna che ha la funzione di raccogliere, conservare e divulgare le testimonianze della storia idraulica di Bologna, avvalendosi del patrimonio archivistico dei Consorzi di Reno e di Savena, che ne documenta la vita amministrativa e le secolari attività di regolazione delle acque derivate dalle chiuse di Casalecchio e di San Ruffillo e da quelle provenienti dai rii collinari.
L'Opificio riapre con la mostra, già inaugurata a ottobre, 'Canali nascosti a Bologna nel Novecento', esposizione dedicata alle trasformazioni dell'area nord-occidentale della città, per secoli caratterizzata dai canali scoperti e dagli opifici che utilizzavano l'acqua per varie attività produttive.
Il percorso espositivo, articolato in due sezioni con ordine cronologico, ricompone le tappe seguite dal Comune di Bologna per dare esecuzione al Piano Regolatore del 1889 e alle trasformazioni urbanistiche che, prima e dopo l'ultima guerra, hanno occultato alla vista gran parte del sistema idraulico del Canale di Reno. È stato quindi possibile ricostruire tempi e modalità degli interventi più significativi, come la copertura del Canale delle Moline e del torrente Aposa nell'area a nord della Montagnola, realizzata in due fasi a distanza di trent'anni. (ANSA).
Fotografia: riapre mostra Canali nascosti a Bologna nel '900
Ricostruite le fasi più significative di interventi copertura