Via espressioni come 'il gentil sesso' o 'il sesso debole'. Ci si abitui invece a usare le declinazioni al femminile di cariche e professioni, come 'notaia', 'ministra', 'sindaca'.
"Come Giunta comunale - spiegano la sindaca Eleonora Proni e l'assessora alle Pari Opportunità Ada Sangiorgi - abbiamo deciso di adottare un documento che ci impegni a utilizzare un linguaggio che metta l'accento sulla parità di genere, nella consapevolezza che la lingua non soltanto descrive la realtà, ma ne è anche sostanza e contribuisce a rafforzare o scalfire stereotipi e pregiudizi".
Il documento traccia alcune linee guida per l'uso del genere nella comunicazione pubblica e amministrativa, facendo riferimento anche alle indicazioni dell'Accademia della Crusca, e ricorrendo ad alcuni esempi: architetta, avvocata, chirurga, impiegata, notaia, ministra, sindaca, consigliera, portiera, assessora, difensora, revisora, amministratrice, redattrice, ispettrice. "Il fatto che alcune forme verbali 'suonino male' perché scarsamente utilizzate - si legge nell'opuscolo - non significa che siano scorrette, ma soltanto che sono nuove".
Termini come presidente, preside, dirigente - si legge ancora nel testo - vanno fatti precedere dall'articolo concordante con il genere, ad esempio 'la presidente'. Mentre vanno evitate espressioni come 'il gentil sesso' o 'il sesso debole', o l'identificazione della donna attraverso l'uomo e la sua relazione con esso. Preferire poi termini più inclusivi come 'la cittadinanza' rispetto a 'i cittadini' o 'la magistratura' rispetto a 'i magistrati'.
Parità genere: da Comune romagnolo linee guida su linguaggio
Da Bagnacavallo opuscolo con esempi per l'ambito pubblico