"Può un uomo solo entrare da protagonista in trent'anni di vicende criminali di un Paese, modificando il proprio ruolo e i propri referenti in modo da trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto?". Certo, se si tratta di Paolo Bellini, accusato dalla Procura generale di essere 'il quinto uomo' del commando che agì a Bologna il 2 agosto 1980, causando la morte di 85 persone.
Vignali riparte da qui, "per aggiornare un lavoro che in tutto questo tempo ha retto all'usura del tempo - scrive - ma che nel susseguirsi degli anni si è arricchito di svolte, colpi di scena, sino a formare un nuovo quadro". In un trentennio il bandito di Reggio Emilia, soprannominato 'la primula nera', ha ammesso l'assassinio del militante di Lotta Continua Alceste Campanile, eseguito per conto di Avanguardia nazionale, e all'alba della Seconda Repubblica ha giocato un ruolo nelle trattative fra Stato e mafia. Poi, nel '99, si è autoaccusato di oltre 10 omicidi per conto della 'ndrangheta. Attraverso la consultazione di atti giudiziari, rapporti di polizia, inchieste giornalistiche, interviste con magistrati e investigatori che hanno indagato su di lui, dal libro di Vignali, dove si trovano anche diversi elementi 'inediti', emerge la figura di un personaggio misterioso e unico nel suo genere. (ANSA).
Strage Bologna: Bellini, trent'anni di 'mistero' in un libro
Scritto dal giornalista Vignali, 16 aprile al via nuovo processo