L'antica chiesa camaldolese di San Romualdo, a Ravenna, dall'8 maggio al 4 luglio accoglierà 'Dante. Gli occhi e la mente.
Nell'affrontare la figura di Dante più volte ci si è interrogati sul ruolo che l'esperienza visiva poté avere nella concezione delle sue opere; molti hanno notato la capacità del poeta di pensare direttamente per immagini, attingendo, soprattutto nella Commedia, a un repertorio che doveva comprendere anche le esperienze figurative. Questo soprattutto se si considera che era nato e vissuto a Firenze, città che dalla metà del XIII secolo aveva avuto una notevole fioritura artistica, culminata con l'esperienza di Cimabue e poi dell'allievo Giotto, di cui Dante dovette conoscere le opere, come attesta il celeberrimo passo del Purgatorio. Non meno determinante la traumatica esperienza dell'esilio che, iniziato nel 1302, portò Dante a peregrinare per varie corti e città dell'Italia centro-settentrionale venendo così ad arricchire il suo "vasto patrimonio di immagini" di cui dovette tenere conto nel momento in cui compose la Commedia, pervasa da continue suggestioni figurative e da riferimenti al mondo visibile.
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