È partito in mattinata davanti alla Corte d'Assise di Ravenna il processo per la morte di Pier Paolo Minguzzi, il 21enne di Alfonsine, nel Ravennate, studente universitario e carabiniere di leva alla caserma di Mesola, nel Ferrarese, sequestrato il 21 aprile 1987 mentre rincasava e ucciso poco dopo. Tre le parti civili per le quali la Corte, presieduta dal giudice Michele Leoni (a latere la collega togata Federica Lipovshek) ha ammesso la costituzione: i familiari del defunto (madre, sorella e fratello), il ministero della Difesa e il nuovo sindacato carabinieri (Nsc) con l'avvocato Maria Grazia Russo.
Secondo l'accusa, dietro all'omicidio ci sarebbero due ex carabinieri all'epoca in servizio alla caserma di Alfonsine, Orazio Tasca (originario di Gela in provincia di Caltanissetta ma residente a Pavia) e Angelo Del Dotto (di Ascoli Piceno) oltre all'idraulico del paese, Alfredo Tarroni: i tre devono rispondere in concorso di omicidio pluriaggravato, di sequestro di persona a scopo di estorsione (fu chiesto un riscatto di 300 milioni di lire) e di occultamento di cadavere (il corpo fu gettato nel Po di Volano zavorrato da una grata da dove riemerse una decina di giorni dopo).