Nel secondo dopoguerra Bologna si conferma come uno dei poli motoristici più vivaci e dinamici. Si affermano Moto Morini e Ducati e nascono piccole ditte che dimostrano una sorprendente vivacità produttiva e una grande cura sia meccanica che estetica.
Nel secondo dopoguerra, dopo i primi difficili anni della ricostruzione, riprende la produzione motociclistica nazionale e Bologna si conferma come uno dei poli produttivi più dinamici d'Italia. Delle 55 marche di motocicli finiti, solo alcune si avviano ad avere un assetto e una organizzazione produttiva moderni, con significativi riscontri economici: le lombarde/bolognesi F.B Mondial e Mi-Val, in città Ducati e Moto Morini, la Demm a Porretta Terme. Marche storiche prestigiose come C.M e M.M., con alti livelli qualitativi in tutte le lavorazioni, soffrono i mutamenti in corso e affrontano il declino. Altre sono agli inizi, destinate ad un futuro brillante, come Cimatti, Testi e Malanca.
Dal punto di vista delle competizioni, i Campionati Italiani e quello Mondiale, le gare nazionali e internazionali, così come quelle di gran fondo su strada, assurgono ad eventi sportivi per eccellenza, gli unici in grado di assicurare prestigio e notorietà. Nelle cilindrate da 125 a 250 primeggiano Ducati, Mondial, Moto Morini, aziende che possono permettersi gli elevati costi delle squadre corsa. Negli anni Cinquanta non vi sono piloti bolognesi di rilievo, con una importante eccezione: Leopoldo Tartarini, indicato dalla stampa come "la grande promessa del motociclismo italiano", che dovette però abbandonare le corse dopo un incidente. Ma il decennio 1950-1960 è anche il periodo in cui assume grande importanza l'industria automobilistica, con prodotti il cui costo è ormai accessibile, avviata a una inarrestabile crescita nel mercato dei mezzi destinati alla mobilità della popolazione.
In mostra a Bologna moto degli anni 50-60, da Morini a Ducati
Dal 17 ottobre 32 esemplari al Museo del Patrimonio Industriale