Ventiquattro mesi dall'arresto in Egitto per Patrick Zaki e un calvario che non è ancora finito. La sera del 7 febbraio di due anni fa lo studente egiziano dell'Università di Bologna atterrava al Cairo per una breve vacanza in famiglia ma dall'aeroporto non è mai uscito. È comparso il giorno dopo a Mansura, la sua città, in stato di arresto. "È stato un tempo lunghissimo e non è ancora finita", dice all'ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia. "Sebbene ci sia stata la novità della libertà provvisoria, c'è ancora un processo in corso e almeno un'udienza davanti - dice Noury - Il desiderio è che tutto questo termini il prima possibile e termini bene".
Gli amici e la famiglia di Patrick hanno girato un video di saluti e di "bentornato" in libertà, seppur non definitiva, che è stato pubblicato sui social dalla rete di attivisti 'Patrick Libero'. "Siamo entusiaste/i di avere di nuovo Patrick nelle nostre vite - scrivono nel post - Anche se stiamo ancora aspettando che possa tornare nella sua amata Bologna e abbiamo ancora paura per il suo benessere. Oggi abbiamo deciso di festeggiare la sua presenza tra noi. Gli ultimi due anni sono stati pieni di emozioni e giorni difficili, ma è stato il vostro e il nostro amore per Patrick che alla fine lo ha riportato a casa e che ci darà il sostegno per avere fede che questo processo finirà definitivamente molto presto".
Venerdì sera Zaki si è collegato in video a Bologna per un breve saluto in occasione della presentazione della graphic novel appena uscita sul suo caso. Il 6 aprile è la data della prossima udienza del processo.
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