Emilia Romagna

'Il sogno di Ferrara' racconta il mondo di Mantovani

Da un'idea di Vittorio Sgarbi, al Castello Estense dal 5 marzo

Redazione Ansa

Per la prima volta in Italia un'antologica racconta il mondo fantastico e poetico di Adelchi Riccardo Mantovani, pittore e disegnatore noto soprattutto in Germania, sua terra d'adozione. La mostra, 'Il sogno di Ferrara', un'idea di Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte, è allestita nel Castello Estense dal 5 marzo al 9 ottobre. Recuperando i valori tradizionali della pittura e del disegno, Mantovani destabilizza la percezione del dato reale, anche visionario, proiettandolo in atmosfere oniriche e sospese e rinnovando quella capacità di evocazione fantastica spiccatamente ferrarese di cui, prima di lui, sono stati interpreti gli antichi maestri dell'Officina, Ludovico Ariosto, Dosso Dossi e Giorgio de Chirico. La mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d'Arte del Comune in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, dove si trasferirà dopo la tappa ferrarese, ripercorre l'intera produzione di Mantovani, dagli esordi agli ultimi lavori, con oltre cento opere, tra dipinti e disegni, che documentano la sua personale interpretazione di un realismo onirico costantemente nutrito dall'osservazione del vero e dalla memoria. "Da ragazzo non ho mai pensato di diventare artista di professione, il mio sogno era fare il calciatore", racconta l'artista, nato a Ro Ferrarese nel 1942 e ritenuto da Vittorio Sgarbi, suo primo sostenitore, "un eccellente artigiano capace di far vivere la materia, trasformare i colori in carne, foglie, architetture, dare corpo ai sogni".
    Mantovani, rimasto orfano del padre, viene affidato alle suore dell'orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al '52 e poi mandato in collegio a seguire i corsi professionali per imparare il mestiere di tornitore. Nel '64 si trasferisce in Germania e due anni dopo si stabilisce a Berlino, dove inizia a lavorare in fabbrica. Il clima culturale della città lo incoraggia a riscoprire l'attitudine al disegno che si era manifestata ai tempi del collegio: nella città tedesca frequenta scuole serali di pittura, corsi di nudo, studia storia dell'arte ed espone in mostre collettive con altri artisti. (ANSA).
   

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