Nel corso della sua lunga storia, anche la Biblioteca Estense di Modena ha subìto importanti depredazioni, che si sono concluse con restituzioni quasi sempre parziali. Ora una mostra nella sala Campori - 'Tesori che ritornano in patria.
Grazie alla ricchezza dell'archivio storico della Biblioteca Estense e della biblioteca stessa, ciascuno dei tre esempi è accompagnato dai documenti che ne narrano le vicende e da una selezione dei materiali contesi in modo da ricreare, per il visitatore, lo scenario alla base della vicenda della restituzione. L'esposizione, a cura di Nadia De Lutio, copre un arco temporale che parte dalle restituzioni dei materiali prelevati dai commissari francesi nel 1796 per conto di Napoleone Bonaparte alla Convenzione di Firenze nel 1868, fino ai trattati che accompagnano la fine della Prima Guerra Mondiale, offrendo l'occasione per riscoprire tesori tanto predati quanto rivendicati, di cui si possono ripercorrere le vicende grazie alle testimonianze archivistiche e ai materiali stessi. La prima sezione riguarda le spoliazioni napoleoniche (1796-1815) avvenute nell'ambito della campagna d'Italia; il secondo esempio riguarda l'asportazione di cimeli ad opera di Francesco V (1859-1868), che ha inizio con i primi atti che segnano la fine del Ducato Estense; il terzo esempio è quello dei manoscritti un tempo del re d'Ungheria Mattia Corvino di proprietà della Biblioteca Estense che furono donati all'Ungheria per volere dell'imperatore d'Austria. Con oltre 40 pezzi tra carte d'archivio, manoscritti, incunaboli e una cinquecentina, la mostra presenta una selezione dei materiali estensi protagonisti delle tre diverse storie di restituzione. (ANSA).
Tesori che ritornano in patria, depredazioni e restituzioni
Tre casi in mostra alla Biblioteca Universitaria di Modena