Un agguato a colpi di machete legato alla droga. E' quello che l'8 luglio scorso è andato in scena a San Pietro in Casale, nel Bolognese.
Le due vittime sono due cittadini anche loro tunisini di circa 40 anni. Nella serata dell'8 luglio, arrivano a bordo del loro furgone davanti alla gelateria 'Il Chiosco'. È probabile che gli aggressori, che nel frattempo si sono nascosti per tendere l'agguato, li abbiano attirati in trappola con un appuntamento. Quando i due scendono dal furgone, vengono immediatamente aggrediti e scoppia quella che in un primo momento viene descritta dalle vittime come una rissa. Una rissa a colpi di machete, con le vittime che vengono ferite su braccia, mani e testa, e in cui viene utilizzata anche una mazza da baseball e lo spray urticante. La prognosi è di 30 e 51 giorni. Da subito la ricostruzione fornita dalle due vittime non convince gli inquirenti, che ben presto si concentrano sulla pista dei debiti legati alla droga. Vicino al luogo dell'aggressione viene ritrovato il machete sporco di sangue. Ci sono poi le telecamere di videosorveglianza che mostrano i momenti precedenti l'agguato, con gli aggressori che si nascondono. E poi le due vittime, nelle loro ricostruzioni, si contraddicono. "Dicono e non dicono", riferisce il comandante della compagnia provinciale di Bologna, Rodolfo Santovito. Per il momento, la droga non è stata ritrovata. I tre aggressori sono stati tratti in arresto in quanto, nelle parole del gip, "denotano un pericolo di recidiva estremamente intenso". (ANSA).
Agguato con il machete per debiti di droga, tre arresti
Dietro all'aggressione nel Bolognese un regolamento di conti